Il Pd e i suoi 40 presidenti di Provincia
di Aldo Vaglia

«Come si possa vincere senza volerlo e perdere senza saperlo. O, pur sapendolo, pensare che i propri elettori siano cechi e sordi».

Non è questione di “leadership”come vogliono far credere.
Hanno il miglior segretario dai tempi di Natta, ma nulla può contro le cricche che ci sono all’interno di quell’assemblaggio di interessi particolari che chiamano Partito Democratico.
Ogni capetto ha la sua corte, i popolari ex DC, gli ex socialisti, i dalemiani, i rottamattori, i veltroniani… Tutti un contro l’altro armati, solidali solo quando le scelte riguardano la casta.

Non è essenziale sapere se si sia accettato, contribuito, o operato, a trasformare la politica in una macchina mangiasoldi e chi sia il maggior colpevole. Il “leitmotiv” che la competizione non debba essere solo tra ricchi, investe trasversalmente tutti i partiti, ma trasformare una lecita richiesta di adeguato compenso che consenta una dignitosa esistenza, in un assalto al posto che garantisca privilegi e rendite per tutta la vita a se e all’entourage che ne ha consentito la conquista, è un’altra cosa.

D’Alema non è un corrotto, non ha doppi o tripli incarichi, non continua un’attività che già gli fruttava prima, non è al governo, ma può permettersi una grande barca, una rete televisiva, una fondazione. Non che sia lui la causa di tutti i mali della sinistra, è solo l’esempio di come buone intenzioni possano trasformarsi in cattive azioni e il tatticismo senza una strategia diventare l’alibi per ogni impunità e malaffare.

Il tema caro a Berlinguer sulla moralità della politica non toccava solo l’illegalità, quel signore, comunista per ideale, aveva capito con anni di anticipo che non era solo un caso di tangenti di socialisti e di Craxi e nemmeno di magistratura. La moralità stava nel non chiedere l’austerità agli altri, mentre si gozzovigliava.
Il ministro Tremonti, con sprezzo del ridicolo, dice che siamo sul Titanic e non si salveranno nemmeno quelli in prima classe, dimentica di ricordare che loro sono l’iceberg.

Dopo anni di malgoverno di una destra impresentabile erano capitate alla così detta alternativa di centro sinistra due occasioni d’oro che, sebbene non ricercate, avevano aperto la strada ad un possibile cambio di rotta. Le amministrative con Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli erano stati il primo campanello d’allarme, confermate subito dopo dal referendum perso da Berlusconi. Il salvagente al naufrago gli è stato comunque prontamente lanciato con il voto sulle provincie che un atteggiamento ipocrita e pilatesco del Pd ha contribuito a salvare.
Come si sa in Italia tengono tutti famiglia e i 40 presidenti di province del Pd le hanno molto allargate.

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