Doppia sorpresa nella Vrenda, a Odolo. La prima è stata la scoperta che nel torrente di casa ci fossero pesci a centinaia, comprese certe trote da far bella figura ai concorrenti anche nelle gare più blasonate. L’altra che non guizzano più: sono morti tutti quanti, nessuno escluso. Sparite persino le larve degli insetti.
La macabra scoperta è avvenuta un po’ alla volta fin dalle ultime luci della sera di lunedì: “Ci hanno segnalato il problema semplici cittadini e anche dalle aziende, in alcune delle quali gli addetti hanno l’occhio sulle griglie di presa dell’acqua” ha detto la “guardia zoofila” Valerio Mazzini, che anche per tutta la giornata di ieri, insieme agli amici pescatori, ha percorso a ritroso tutto l’alveo della Vrenda per cercare di capire cosa fosse successo, raccogliendo prove qua e là da consegnare all‘Arpa: “Pazienza per le trote che si possono anche ributtare dentro. Qui è stato distrutto l’intero ecosistema, dalle larve degli insetti ai vaironi, animali che avevano resistito a decenni di inquinamento industriale. Non abbiamo idea di quanto ci vorrà adesso perché nella Vrenda possa tornare la vita”.
Per far luce sull’accaduto Mazzini e i suoi hanno scandagliato gli impluvi odolesi fin sotto Binzago e non hanno dubbi: “Pesci, insetti e gamberi di fiume hanno cominciato a morire a partire dal canale che scende sotto al “put de le tre arcade”, dove è evidente quel che resta dell’ossido di calcio sversato da un camion che si è ribaltato alla fine di giugno”. Già, il bilico della ditta bergamasca che lo scorso 30 giugno si è fermato “in bilico” appunto su quel ponte.
Ma quel materiale non l’aveva recuperato la ditta stessa che lo stava trasportando? “Forse ne hanno portato via un po’. Il resto è ancora lì da vedere e per noi non ci sono dubbi che sia stata la causa del disastro”. Il come è presto detto: quel camion trasportava ossido di calcio, sostanza comunemente conosciuta col nome di calce viva che a contatto con l’acqua fa reazione diventando corrosiva e producendo grandi quantità di calore.
