Sono tornati!
di Itu

C'è un tempo in cui si può recuperare nella lettura l'eco della vita, è il tempo dei classici, quelli che nelle parole ci ricordano tutti.

 
Ho chiuso i libri della mia datata maturità nel 1978 (sic!), alcuni sinceramente grata di abbandonarli, altri con il dubbio che avrei potuto approfondire oltre, quello con cui avevo un conto in sospeso sapevo che erano i “Promessi sposiâ€.
Letto nei suoi capitoli raccomandati dall’insegnante giusto per rimpinzare le informazioni “matureâ€, ma già allora vibrò un allarme, la storia di Renzo e Lucia non è roba da studiare, ci vuole la prospettiva più larga dell’accidente d ‘esame da superare, ci vuole il rumore della vita per fermarsi e trasalire nello specchio umano dei ritratti del Manzoni.
 
Così per scherzo mi sono trovata una edizione tra le mani, avevo bisogno di una breve consultazione e mi trovo impigliata a doppio filo, si incastra dentro me l’immagine di Don Abbondio, della Monaca di Monza, di Don Rodrigo che ho incontrato davvero nel mio percorso sotto altre sembianze, ognuno nel gioco del destino che a diciott’anni non potevo ancora intravedere e che proiettavano solo l’inquietudine della scomodità.
 
E poi tutte le figure che compongono il movimento a giostra del bene e del male, delle sofferenze e delle gioie, l’incastro che gira e quel Tramaglino che corre sempre di qua e di là che ho il fiatone a rincorrerlo.
Non so quando riuscirò a terminarlo, lascio depositare ogni giorno un episodio, non ho più maturità da rincorrere, posso guardare alla storia lasciando che la mia entri dentro quel tessuto: Manzoni sapeva bene le parole ma soprattutto gli umani che abitano il mondo.
 
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