L'Enel vince sui sindaci
Da Storo sarà erogata acqua ma a troppe condizioni. Franco Rovatti del Comitato di difesa del lago d'Idro e del fiume Chiese: «I sindaci hanno calato le braghe».

«I sindaci hanno firmato. L'Enel toglierà la tura». La voce, mercoledì sera, è rimbalzata da un telefono all'altro dei membri del Coordinamento Pro Loco e di coloro che hanno dato vita a partire dal 27 aprile al secondo presidio sul lago d'Idro in quattro mesi. E la voce di chi lo raccontava era allarmata.
«Cosa accadrà adesso? Se l'Enel toglie la tura non è che il lago ricomincerà a scendere ai livelli ai quali la gente era abituata a vederlo fino all'inizio di quest'anno?»

Certo, sulle rive dell'Eridio si erano abituati bene. Da quando l'Enel aveva chiuso la galleria per la centrale di Vobarno e da quando sotto la pressione dei presidianti di febbraio era stata chiusa pure la galleria degli agricoltori il lago era cresciuto di livello, fino a raggiungere la quota che permette di scaricare l'acqua nel Chiese, l'emissario che ha ricominciato a scorrere in maniera naturale.

E ora? La cronaca degli ultimi giorni è fatta di incontri febbrili, di tentativi di mediazione e di paure, tante paure. Incontri svolti in Prefettura a Brescia, protagonisti i sindaci, ma soprattutto un documento (un protocollo d'intesa, per essere precisi) nel quale si autorizza l'Enel a togliere lo sbarramento davanti alla galleria.
In cambio di cosa? Domanda senza risposta.

Dopo trattative estenuanti, cui ha partecipato anche il Coordinamento Pro Loco del lago, che si è distinto negli ultimi anni per la battaglia in favore di un ambiente lacustre integro, la montagna ha partorito molto meno di un topolino. «Troppi compatibilmente e discrezionalità dell'Enel!», esclamava ieri davanti alle ruspe un membro del presidio. «L'Enel dichiara che limitatamente alla prossima stagione irrigua 2007, compatibilmente con la disponibilità della risorsa idrica e con l'esercizio degli impianti, erogherà attraverso la produzione della centrale di Storo i contributi supplementari ed il contributo straordinario, anche al fine di sostenere la quota del lago a 367,20 metri».

Così recita il protocollo. Inoltre, in caso di conclamata emergenza idrica, l'Enel è disponibile ad erogare ulteriori volumi d'acqua, fino a 5 milioni di metri cubi, sempre compatibilmente con le sue esigenze. In cambio i Comuni si impegnano a ritirare le ordinanze che avevano emesso per bloccare l'abbattimento della tura, partito già ieri di buon mattino.
Inoltre si impegnano a ripulire l'alveo del Chiese, che risulta «in condizioni di scarsa efficienza», così da garantire il deflusso minimo vitale a 367,20. La Prefettura di Brescia garantisce.

Firmano i tre sindaci lombardi, uno stuolo di rappresentanti del mondo agricolo e l'Enel. Inevitabili alcune osservazioni. Prima: brilla per la sua assenza il comune trentino di Bondone. Seconda: non si accenna più allo stramazzo. «Cos'è 'sta roba?», chiederà il lettore. È lo sbarramento davanti alla galleria Enel che dovrebbe consentire lo scarico dell'acqua a partire da 368 metri sul livello del mare. Terza: nel Coordinamento Pro Loco si era chiesto, in cambio del permesso all'Enel di abbattere la tura, una fideiussione come garanzia che lo stramazzo fosse realizzato.
Ieri, davanti alle ruspe che abbattevano la tura, qualcuno smadonnava. «Dopo un miliardo di parole abbiamo ceduto ad un dictat dell'Enel senza garanzie», concludeva Franco Rovatti del Comitato di difesa del lago d'Idro e del fiume Chiese, che chiudeva perentorio: «I sindaci hanno calato le braghe».

di Giuliano Beltrami da l'Adige
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