Progetto di economia montana
di Aldo Vaglia

Una sinergia tra pubblico e privato che sfrutti un patrimonio in stato di abbandono e lo trasformi in ricchezza. Anche da noi č possibile.

In termini di economia energetica per le nostre montagne, un esempio è quello della capra, ma ce ne sono mille altri che le passate generazioni hanno sfruttato per ricavare energia in circostanze non sempre favorevoli e che hanno dato il via a rivoluzioni che si sono dimenticate delle proprie origini.

Lo spirito necessario è quello che vede il contadino adattarsi alla montagna trasformare limiti e vincoli in opportunità. C’è un animale capace di trasformare, convertire in energia, in prodotti pregiati, rovi, arbusti, prati, boscaglie, neoformazioni: è la capra.
“Dove i rovi avevano preso il soppravvento, dove la montagna era rinselvatichita, le capre hanno riportato la vita”.
 
L’esempio della capra ci porta a delle considerazioni sulla possibilità di recupero di vecchie attività e sviluppo di nuove.
Il successo del “Bagòss” che traina la zootecnia della valle è uno degli altri motivi che ci fa credere in un circolo virtuoso dell’utilizzo del nostro territorio.
La montagna da luogo di fragilità, emarginazione, svantaggio, può diventare motore di una “economia verde” che partendo dalle “energie rinnovabili” approda ad una intelligente utilizzazione di tutte le risorse trasformando le criticità in ricchezza.
È l’approccio che deve cambiare, è il modello che si deve costruire.
 
Sono inutili quei richiami alla vita agreste fatti di buone intenzioni, di pace e di poesia, come altrettanto inconcludenti risultano quegli studi tutti mercantili che propongono interventi solo sulla base del reddito come se nulla contasse il contesto.
Ogni impresa cresce se ci si crede, la vita di montagna non è per tutti, è un ostacolo per ragazzi/e che devono conoscere, studiare, viaggiare; non è nemmeno un grande investimento per il futuro.
È pertanto importante in un progetto capire chi sono gli attori e quali gli interessi che possono garantirne la realizzazione.
Lo scopo principale è quello di mantenere nei luoghi gli attuali residenti e porre un  freno alla “de antropizzazione” e nello stesso tempo operare per il ritorno di una popolazione, anche non autoctona, che per scelta o per bisogno riscopra il valore di una vita fatta: di lavoro e di fatica, di piccole cose  e grandi passioni, di sacrificio e ricompensa, di calma e igiene mentale.
 
La creazione di posti lavoro e la ricostituzione di una comunità, può far scegliere a chi stressato da una vita anonima, anche se comoda, il ritorno ai luoghi di origine.
La cultura della sobrietà e della solidarietà può convincere chi non ne può più di lottare per il parcheggio di correre per mettersi in coda a scegliere altre forme di vita. Se a tutto questo si aggiungono corruzione e immoralità, fallimenti famigliari, rapporti sociali sempre più superficiali, delitti e violenze, il ritorno alla montagna può essere un’alternativa credibile.
 
La costituzione Italiana prevede la tutela delle zone di montagna, purtroppo la montagna è sempre stata vista come luogo da assistere e sostenere, mai come risorsa da trattare con altri modelli. Solo dall’elenco delle opportunità: Agricoltura (caseifici, stalle, malghe, filiera corta), Borghi (sentieri, agriturismo, turismo rurale), Boschi (energia, assetto idrogeologico) ci accorgiamo della ricchezza della nostra valle.
Se le forze politiche, economiche e culturali sapranno aggregarsi e adotteranno un progetto di “rinascita economica”, contribuiranno a mantenere sul territorio le persone e daranno alle generazioni future quella speranza, di occupazione e sicurezza, massima aspirazione per la soddisfazione di bisogni e diritti.
 
Oggi la valle è sulle prime pagine dei giornali e della televisione nazionale per un'opera di centrale solare che può essere definita un fiore all'occhiello, sia per i tempi di realizzo che per l'utilizzo pubblico dell'energia ricavata.
Questa strada può essere percorsa per rivalutare la montagna e le sue ricchezze.
 
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