L'ultimo saluto alla vittima della rissa gavardese
Ieri pomeriggio, la piccola chiesa di Mocasina di Calvagese ha ospitato il funerale di Angelo Bonomini, l’uomo deceduto giovedì a Gavardo in seguito alla rissa.

Ieri pomeriggio, la piccola chiesa di Mocasina di Calvagese ha ospitato il funerale di Angelo Bonomini, l’uomo deceduto giovedì a Gavardo in seguito alla rissa che ha visto coinvolti da una parte lo stesso defunto e il genero tunisino, e dall’altra due connazionali del congiunto accompagnati da una donna italiana.

In molti sono intervenuti per dare l’ultimo saluto ad «Angilù», affollando la chiesetta ben oltre la sua ridotta capacità. Tanti, infatti, hanno dovuto assistere dall’esterno alla breve cerimonia, circondati da una tristezza che ha lasciato spazio più al silenzio che alle lacrime. Qualcuno forse nemmeno si aspettava di trovare così tanta gente alle esequie di un personaggio discusso come Bonomini, pluripregiudicato e morto in una circostanza violenta, nata da un regolamento di conti.

C’erano la compagna Marilena, il figlio Lorenzo, la madre Ester, i fratelli Giuliano e Luciano e i parenti più stretti nei primi banchi, affranti da un dolore che va ben oltre il giudizio morale sulla vita dello scomparso. Era comunque un uomo, capace di regalare e ricevere sentimenti che oltrepassano le scelte di vita fatte nei quarantasette anni trascorsi in vita.

Aveva amici; persone che sapevano volergli bene e alle quali lui aveva saputo voler bene. C’era chi ricordava di averlo conosciuto fin dall’infanzia, quando abitava proprio lì, a Mocasina, poco distante dalla chiesa che ne ha accolto la cerimonia funebre.

C’era chi lo aveva conosciuto più tardi, durante le mille esperienze diverse fatte dal punto di vista professionale e umano, in mezzo a quegli anni Ottanta e Novanta che sono stati fatali a tanti da queste parti.

Qualcuno ricordava di averlo visto proprio nei giorni precedenti alla sua scomparsa, per strada, al bar, magari a Soprazocco, dove si era trasferito con la compagna. Nessuno dimenticava la sua storia; ma era un amico. E quando si sceglie di vivere come Angilù gli amici diventano forse pochi. Ma quel che conta è che siano veri fino in fondo. Amici disposti a venire al tuo funerale.

Luca Cortini
Da Bresciaoggi
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