Brutte compagnie
Dal presidente del Consiglio a Tot Cuffaro. Dalla Libia alla Valle Sabbia. ce n' per tutti in questa lettera di Davide Vedovelli. Accogliamo lo sfogo.


Caro direttore,
frequentare brutte compagnie, avere amici “non troppo per bene” è cosa da evitare.
Ce lo insegnano fin da bambini, perché poi si percorrono brutte strade.
L'amico che fuma, quello che ruba le caramelle, quello che fa sparare sulla folla... e così via.
 
Abbiamo come presidente del consiglio un signore accusato di rapporti con la mafia, falso in bilancio, favoreggiamento della prostituzione, decine e decine di processi aperti a suo carico...
Totò Reina è un dilettante al confronto. Però uno sta in prigione, l'altro in parlamento. Se si invertissero i ruoli, credetemi, sarei più tranquillo.
Altro che orgoglio italiano, e perdonate lo sfogo, ma parliamo di vergogna.
 
Ve lo ricordate?
quando qualche mese fa accoglieva l'amichetto Gheddafi con tende e cammelli? Con 300 hostess? Foto e strette di mano, come se fosse arrivato il figliol prodigo.
Beh, l'abitudine alle ragazze gli è rimasta al Premier, e non mi meraviglierei se ospitassimo noi il dittatore libico nei prossimi giorni.
Una vacanzuccia in Italia, che gli piace tanto.
Tra monarchi si capiscono. Però l'amico di giochi ora accusa l'Italia di aver distribuito i razzi ai manifestanti, un po' come quando a piazza San Marco si distribuisce il grano ai piccioni, un chicco a te, uno a quell'altro... ma come? prima lo ospitiamo e poi gli spariamo contro?
È ovvio che è confuso.
 
E il Governo che dice?
Niente ...preferisce parlare di immunità. Di fronte ad una dichiarazione di questo tipo nessuno prende una posizione chiara.
Qualche frasetta detta per mettere tutti tranquilli, ma nulla di chiaro.
Nel frattempo in Libia, che dallo stato italiano prende fior di soldi per controllare le coste, si ammazza, si eseguono condanne a morte, si spara sulla folla. Si parla di diecimila morti, le spiagge trasformate in fosse comuni.
 
Noi litighiamo se festeggiare o no il 17 marzo e si cerca di difendersi dai giudici.
Ma è comprensibile, anche io nelle condizioni del Premier avrei paura dei giudici, eccome... con un curriculum come il suo me la darei a gambe.
Credo che ci si debba difendere nei processi e non “dai processi”. Eppure a noi certe cose sembrano non scandalizzarci.
 
Pensiamo alla Vallesabbia ...vi ricordate quando pochi anni fa alcuni politici locali esultarono e festeggiarono per l'assoluzione dell'amico Cuffaro?
Quel bravo ragazzo ora è stato, finalmente, condannato a sette anni per collusione con la mafia “favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra...” recita la sentenza.
 
Non è una questione di essere di destra, di sinistra o di centro, è questione di decenza, di senso civico, di democrazia, di rispetto dei diritti umani, di etica e di morale.
Magari ad alcuni di voi non interessa, qualche d'uno mi dirà che sono solo questioni private, e invece no: quando si infrange la legge non è una questione privata, sopratutto se rappresenti lo stato, a qualsiasi livello lo si rappresenti.
Se ospiti, baci la mano e fai festini con un dittatore che fa macellare il suo popolo non è una questione privata: in una pese civile sarebbe uno scandalo, da noi sono solo “leggerezze” di un'ottantenne che ha voglia di divertirsi un po'.
 
Benvenuti in Italia, in questa Italia “l'Italia del valzer e l'Italia del caffè.......” e allora, per restare in tema musicale: viva l'Italia, l'Italia che resiste.
 
Davide Vedovelli
 
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