Niente arresto per i clandestini
Brescia, prima in Italia, si adegua applicando una direttiva europea: è illegittimo arrestare chi non ottempera all'ordine di espulsione.

 
Da qualche giorno, per decisione presa dal capo dell'ufficio di via Lattanzio Gambara in accordo con il suo pool di aggiunti e sostituti, gli immigrati che non hanno adempiuto all'ordine di abbandonare il territorio dello Stato entro i 5 giorni dalla notifica del provvedimento di espulsione non sono più da arrestare.
In caso di arresto, come spiega Nicola Maria Pace, il pm di turno ordinerà agli agenti di p.s. l'immediata liberazione.
E chiederà al giudice delle indagini preliminari l'archiviazione perché il fatto non sussiste.
 
La decisione della Procura bresciana non è un atto di ribellione all'ordinamento della Repubblica. Ma un adeguamento al volere di Bruxelles.
Il 24 dicembre scorso, infatti, scadeva il termine entro il quale l'Italia doveva recepire l'indirizzo comunitario in tema di immigrazione clandestina.
E modificare, in quanto difforme alla direttiva europa, l'articolo 14 co. 5 ter e quater del Testo Unico sull'immigrazione. Quelle norme che prevedono appunto l'arresto e la condanna fino a cinque anni in caso di inottemperanza all'ordine di espulsione.
 
La normativa comunitaria - alla quale lo Stato ha avuto due anni di tempo per adeguarsi, ma non l'ha fatto - prevede maggiori garanzie a tutela dei diritti degli immigrati. Privilegia il rimpatrio volontario, a differenza di quello coattivo voluto dalla modifica alla Bossi-Fini apportata dal pacchetto sicurezza del 2008, concede dai 7 ai 30 giorni (contro i 5 applicati in Italia) per adempiere, e ammette il ricorso ai Centri di identificazione ed espulsione (per massimo 6 mesi, prorogabili a 18) solo in ultima istanza.
 
La decisione della Procura bresciana, una delle prime e delle poche almeno per ora ad applicare la direttiva Ue, in termini pratici si traduce in questa sostanza.
L'immigrato sorpreso nel territorio provinciale da agenti di pubblica sicurezza oltre i cinque giorni entro i quali avrebbe dovuto adempiere l'ordine di espatrio non dovrà essere arrestato.
In caso diverso sarà fatica sprecata.
 
Di fatto l'immigrato «clandestino» che fino al 24 dicembre era incarcerato e condannato potrà rimanere in Italia (o meglio nei distretti italiani governati da Procure che hanno recepito il volere della Ue) sfruttando l'impasse legislativa che si è determinata a causa del mancato recepimento della direttiva comunitaria da parte dello Stato, ma non della Procura.
 
Sotto il profilo processuale questa decisione è destinata a tradursi nella progressiva scomparsa dei processi per direttissima che per anni hanno ingolfato i ruoli delle due sezioni penali del tribunale cittadino.
Ma anche, grazie ad una precedente scelta della Procura, che da mesi vieta il carcere per le persone fermate per reati di competenza monocratica, un alleggerimento dell'emergenza carceraria nella quale versa la realtà bresciana.
Sotto il profilo politico questa «contrapposizione frontale» al governo determinerà reazioni. Che non spaventano la Procura.
 
Pierpaolo Prati dal Giornale di Brescia
 
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