Nikolajewka, la battaglia per tornare “a baita”
di Cesare Fumana

Sessantotto anni fa l’ultima tragica battaglia degli alpini in Russia che consentě ai superstiti il ritorno in Italia. Sabato a Brescia la cerimonia commemorativa dell’Ana.

Il 26 gennaio 1943 è una data impressa nella storia delle Penne nere. In quel giorno gli alpini combatterono la famosa battaglia di Nikolajewka che consentì loro di aprirsi un varco nell’accerchiamento dei Sovietici e, i pochi che riuscirono a sopravvivere, ritornare in Italia.

Una battaglia che vide protagonisti soprattutto gli alpini della divisione Tridentina, l’unica con i reparti ancora a ranghi completi, sebbene nel corso del ripiegamento iniziato il 17 gennaio, si combatterono ben 11 battaglie contro i russi, che si frapponevano lungo il tragitto delle Penne nere.

I combattimenti iniziarono ancora al mattino con gli uomini del battaglione “Vestone” che furono i primi ad occupare le prime isbe del paese. Durò poi tutto il giorno, fino al momento decisivo dell’assalto finale quando il generale Reverberi, al grido “Tridentina, avanti!”, lanciò tutti i soldati, compresi gli sbandati che seguivano la colonna, lungo una scarpata per oltrepassare il sottopasso della ferrovia. La rapidità dell’azione costrinse i sovietici, dopo una strenua resistenza che lasciò sul campo moltissimi alpini, a ritirarsi, consentendo agli italiani di raggiungere l’abitato di Nikolajewka per ripararsi per la notte.

Questa battaglia a conclusione della campagna di Russia sarĂ  ricordata come ogni anno sabato pomeriggio a Brescia.
Davanti alla scuola “Nikolajewka” di Mompiano si terrà alle 14 la commemorazione ufficiale dell’Ana. Poi alle 15.30 nel Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia si terrà un incontro culturale sul tema: “Prigionieri di guerra nella Campagna di Russia”. Dopo gli onori ai Caduti in piazza della Loggia, gli alpini si porteranno per le 17.30 in duomo per la celebrazione di una messa in suffragio di tutti i Caduti, celebrata dal vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari, e concelebrata dai cappellani militari.

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