Il Sant'Antonio ritrovato
di Giancarlo Marchesi

Fervono i lavori di restauro alla chiesetta di Sant’Antonio, affascinante scrigno d’arte e fede che sovrasta l'omonimo bivio per Bagolino.

 
Questo tempietto, edificato nel XIV secolo, è collocato sul dosso di Castér, a monte della strada che fiancheggia il lago d’Idro, nel punto in cui da quest’ultima si stacca la provinciale che si inoltra nella Valle del Caffaro.
Oltre quarant’anni fa, nel periodo dal 1966 al ’70, l’edificio è stato oggetto di un primo restauro, curato dal laboratorio d’arte Simoni-Seccamani, che ha riportato alla luce dipinti murali di grande valore dei secoli XIV e XV, che testimoniano come questo luogo sia stato in passato un rilevante polo d’attrazione culturale e religiosa.
 
Ora, a svariati decenni di distanza da quella prima campagna di restauri, la parrocchia di Anfo, l’ente municipale del piccolo borgo lacustre e la Fondazione della Comunità Bresciana hanno unito le forze per riportare all’antico splendore lo straordinario e vasto lavoro pittorico che impreziosisce la chiesetta di Sant’Antonio. 
Attraverso un accurato lavoro autorizzato e diretto dalla Soprintendenza di Brescia, e  suddiviso in più lotti, il laboratorio artistico di Romeo Seccamani si prenderà cura dei cicli d’affreschi che presentano temi pittorici fondamentali per l’epoca di edificazione del tempio quali, ad esempio, la vita di Sant’Antonio abate, la Crocefissione e i quattro evangelisti.
 
Sull’assoluto valore degli affreschi, è lo stesso Seccamani che conferma: «la chiesa di Sant’Antonio conserva opere pittoriche tra le più significative ed innovative realizzate nel Rinascimento in Valsabbia e nel Bresciano tutto, nel periodo tra il Foppa e i tre straordinari pittori del Cinquecento, Savoldo, Romanino e Moretto».
 
In merito al possibile autore, Seccamani avanza un’interessante ipotesi: «Si tratta di un maestro forse non bresciano che si distinse per come orchestrava sonorità e ritmo dei colori e per come scandiva forme e spazi. Un maestro che per quanto riguarda la probabile area di provenienza, anche per la presenza in quel periodo di particolari maestranze che operarono nella Rocca d’Anfo, mi fa pensare a Liberale da Verona».
 
Il parroco dell’unità pastorale dell’Eridio, don Fabio Peli, che si è fattivamente adoperato per questa nuova campagna di restauro dei preziosi affreschi Quattrocenteschi, che sono quanto di meglio rimane di quel periodo in Valle Sabbia, non nasconde che occorrerà raccogliere attorno a questa iniziativa più attori, sia pubblici sia privati, che possano farsi carico della valorizzazione della chiesetta di Castér, vero gioiello d’arte.
 
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