Non di sola immigrazione
Il caso bresciano della gru porta a riflessioni sul ruolo che tutti quanti occupiamo nella nostra societ. Pubblichiamo volentieri

 
Egregio Direttore
 
Le segnalo una bella iniziativa a cui ho avuto il piacere di partecipare e che si è tenuta ad Odolo in data 2 dicembre.
In tale occasione dal gruppo apertura mondialità di Odolo è stato organizzato un incontro-dibattito con Giovanni Boccacci - direttore del centro migranti della diocesi di Brescia sul  tema:  "Brescia e la gru".
 
E' stata un'occasione per  riflettere con minore coinvolgimento emotivo sui fatti di cronaca dello scorso mese che hanno visto sei immigrati salire sulla gru del cantiere metro di Porta Trento a Brescia, a 35 metri di altezza, per chiedere la loro regolarizzazione, poi lasciati lì per 17 giorni non a pane ed acqua ma "senza pane ed acqua" perchè evidentemente le istituzioni bresciane e gli uomini che le governano non avevano alcuna voglia di trovare una soluzione e preferivano soffiare sulla protesta per accenderla ulteriormente e renderla ingovernabile.
 
Negli ultimi tempi il disagio dei migranti  (termine che sta ad indicare esseri umani che in questa fase storica si spostano da un paese all’altro con una certa frequenza, a differenza delle migrazioni del passato che erano più stabili), il loro bisogno di essere identificati come soggetti titolari di diritti ed ovviamente anche di doveri sta affiorando con forza in diverse città, attraverso manifestazioni pacifiche ed azioni di protesta anche clamorose.
 
Con ogni evidenza non è possibile esercitare i propri diritti nella condizione di clandestinità.
Da qui il tentativo da parte di coloro che non hanno un permesso di soggiorno di mettersi in regola usando l’unica strada possibile ossia  il decreto del settembre 2009, emersione dei rapporti di lavoro irregolari, destinato solo a colf e badanti. 
 
Boccacci, nel riepilogare i fatti di cronaca e sottolinenado il chiamarsi fuori dalla vicenda di gran parte della politica e delle istituzioni bresciane, ha ricordato come le associazioni che si occupano di immigrazione avevano già segnalato per tempo che il progetto di regolarizzazione per una sola categoria di lavoratori avrebbe creato grossi problemi, disfunzioni ed illeciti.
Pertanto vi era stata una  richiesta al governo di estendere il provvedimento ai settori dell’edilizia e dell’agricoltura, in cui c’è una grossa richiesta di manodopera.  
 
Ma la cieca ideologia ha prevalso sul pragmatismo e la razionalità e non se ne è fatto nulla. 
Quindi migliaia di persone già presenti sul nostro territorio, costrette a lavorare in nero, hanno continuato ad essere ignorate ed  i loro datori di lavoro che le sfruttano all'osso, guadagnandoci sopra, hanno continuato indisturbati nelle loro azioni criminali.
Questo stato di cose ha inasprito ovunque il clima sociale ed anche l’esasperazione dei migranti.
Da qui il gesto estremo di quegli uomini-schiavi e la loro azione plateale per chiedere ascolto da parte delle istituzioni.
 
Gli uomini-schiavi si  sono sentiti ingannati, perché credevano di poter finalmente regolarizzarsi, presentando la dichiarazione di un amico a conferma della loro assunzione (vera o presunta), pagando di tasca loro 500 euro, come prevede la norma, e presentando domanda in questura. 
Perchè lo hanno fatto?
Perchè non volevano continuare ad essere irregolari, cioè in perenne condizione di dipendenza e ricattabilità,  e chiedevano di fare una vita normale e dignitosa.    
 
Chiedevano che venisse rispettato il loro diritto di lavorare, regolarizzarsi e pagarci sopra le tasse.
La loro protesta è stata sotto gli occhi di tutti.
Ignorarla non è stato possibile, nemmeno da parte di chi lo voleva ed aveva deciso intenzionalmente  di provare a voltarsi dall’altra parte.
Secondo Boccacci la protesta è stata estrema e, pur sostanzialmente valida nelle motivazioni addotte, ha fatto ricorso ad un metodo sbagliato che ha rischiato di generare ulteriore perplessità sulle ragioni della inclusione degli immigrati in città.
 
Posso concordare sulla contrarietà al metodo di protesta che ha messo a seri rischio di vita gli stessi contestatori, così come è innegabile e fuori discussione opporsi a chi ha cercato lo scontro fisico con le forze dell'ordine.  
E qualche mio concittadino sicuramente si chiede come sia concepibile e tollerabile in un paese civile che quattro “di quella gente lì” possano interrompere i lavori di una metropolitana.
A nulla  conta la considerazione che  l’apporto dei migranti alla creazione del Prodotto Interno Lordo sia  notevolmente superiore alla loro consistenza numerica.
 
Sono infatti circa il 7% della popolazione residente (oltre il 15% a Brescia con punte locali del 20%, per esempio ad Odolo), ma dichiarano al fisco annualmente 33 miliardi di euro e incidono per l’11% sulla produzione della ricchezza. 
E stiamo parlando di dati  ISTAT.  
A nulla forse vale ricordare come il 60-70% degli immigrati regolari ha dovuto transitare attraverso un periodo più o meno lungo di clandestinità.  
A nulla ancora sottolineare la drammatica ed esasperante lentezza dei tempi di lavorazione dei permessi di soggiorno, che anche quando sono dovuti, si fanno attendere ormai per oltre un anno (mentre secondo la stessa legge, le pratiche dovrebbero trovare definizione nel giro di 30 giorni!).
 
Ed a proposito Boccacci ha ricordato come la Questura e la Prefettura di Brescia, sportello immigrazione, si avvalga oggi di una quarantina di lavoratori precari a tempo determinato (circa l'80%  del totale), in scadenza a fine 2010 e senza possibilità di proroghe nè di assunzioni definitive.
Che senso ha che al termine della vicenda gru, autorevoli rappresentanti delle istituzioni bresciane abbiano dichiarato che ha vinto la legalità quando non è affatto difficile comprendere come la situazione che si profila per gli sportelli immigrati genererà la paralisi di questi uffici e obbligherà gli agenti di polizia ad impegnarsi in attività amministrative distogliendoli verosimilmente per mesi dalla loro principale funzione, il controllo e presidio del territorio contro la malavita?
Alla faccia del diritto alla sicurezza dei cittadini ...!
 
A questo punto non posso non pensare che quegli uomini sulla gru, in quel momento e con la loro azione forte, estrema e disperata, rappresentassero  “tutti noi” e la nostra dignità perduta insieme alla forza ed al coraggio di urlarci in faccia la verità, chiusi a guscio come siamo a difesa del nostro privato e preoccupati solo di mantenere verde il prato davanti alla porta di casa.
E quando da casa usciamo, costretti a misurarci con il mondo che ci circonda, camminiamo a testa bassa, per non vedere in giro l'altro e la sua disperazione che:  "... non si sa mai gli occhi di chi vai a incontrare, e viene male guardare sui tetti, o sulle torri...".
 
Caro Direttore, mi spiace ammetterlo, ma il sentimento prevalente con cui me ne sono tornato a casa dopo la serata odolese é stato quello della vergogna.
Vergogna per la sconfitta della politica intesa come capacità di mediazione tra i diversi diritti e le diverse legittime aspirazioni.  
Vergogna per quelle isitituzioni che ormai trattano qualsiasi cosa come un problema di ordine pubblico e che brandendo una "politica dei muscoli e del rigore inflessibile" (ma come dimostrato è pura propaganda) guarda ed usa le contraddizioni della nostra società per dividere e non per unire.
 
Accanto alla vergogna la triste consapevolezza che, andando avanti così,  probabilmente in futuro, se qualcosa di meglio avverrà nei nostri paesi ed in Italia, forse lo dovremmo proprio a “quella gente lì” che magari ci ricorderà o forse per la prima volta ci insegnerà ad esigere di essere trattati con la dignità umana dovuta alle persone.

Fabrizio Rivadossi - Ass. Servizi Sociali Odolo
 
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