Asco Vestone, fine di un ciclo?
Nuova sconfitta per la squadra valsabbina che in casa dell’alfan Ghedi subisce il gioco dell’avversario e manca di reazione.

Alfan Ghedi - Asco Vestone 3 - 0

Guance Rosse (4 – 1 – 4 – 1 disastroso): Perotti; Piccinelli, Ebenestelli M., Zambelli C. detto howazzo, Cosenza detto cuba; Cappa il capitano detto brucio; Bordini detto mino, Ghidini detto simone da bione, Gottardi, Ebenestelli N.; Ricci detto gonzo
Entreranno: Garzoni, Corsini, Bianchi detto panì
All.Morghen

Mocenigo, primavera del 2009: Asco Vestone – Alfan Ghedi 4 – 0. Era una delle migliori Guance Rosse mai viste. Era l’anno del terzo scudetto e del secondo Campionato provinciale. Era l’anno che a Clusone, sotto il diluvio universale, ai rigori si sfiorò l’accesso alla finale regionale. Un anno e mezzo dopo, l’Alfan Ghedi si prende una sacrosanta rivincita, passeggiando sulle macerie di quel che resta dell’Asco Vestone, pericolosamente vicino alla fine di un ciclo. Gli uomini più esperti sono bolliti o non c’hanno più fame; le nuove leve non esibiscono sufficiente personalità. E i padroni di casa stasera sono nettamente più forti: corrono di più e meglio. Ecco spiegata la disfatta dei Tromboni.

Cronaca di come è andata
Dopo neanche 5 minuti di gioco è già gol. Una palla messa in mezzo dalla sinistra attraversa tutta l’area piccola sotto il naso di Perotti; sul secondo palo arriva, marcato da nessuno, l’attaccante nemico che mette dentro facile. Ma non si era detto di andare a Ghedi con i coglioni triplicati? A che servono i discorsi sul coraggio, sul cuore e su altre balle del genere se poi si va sotto subito, e in quel modo?! È il tipico comportamento dei pugili a fine carriera; annusando la sconfitta, si fanno coraggio minacciando di fracassare il naso all’avversario. E poi vanno giù al primo round.
Comunque, signora Guance Rosse, sotto di uno e con ancora un’ora abbondante di gioco è possibile rimediare. Ma la reazione è niente! Troppo solo là davanti Ricci, sempre circondato da due tre avversari; troppo prevedibili le ali Bordini ed Ebenestelli N., che vedono l’area col binocolo. Dietro poi, i terzini Cosenza e Piccinelli non prendono una iniziativa che è una e il buon Zambelli C. è in vena di belle cappellate; non male anche Ebenestelli M., vice capitano e gentiluomo, che non sa più colpire di testa. Capitan Cappa è parecchio fuori condizione. I mediani Gottardi e Ghidini vengono sistematicamente raddoppiati, così che perdere palla è un attimo. Ecco perché Guance Rosse rotola verso l’intervallo esibendo la rassegnazione del capretto sotto Pasqua.

Secondo tempo

Bel tiro di Bianchi da molto lontano che scalda le mani al portiere, che dato il freddo ovviamente ringrazia. Può bastare, a quanto pare.
È il momento del raddoppio che taglia le gambe, su calcio di punizione; la palla viene deviata dalla barriera quel tanto che basta a sbilanciare Perotti, che prima di cadere non può che ribatterla di smanacciata; arriva al galoppo l’attaccante nemico, seguito da nessun Trombone, e indisturbato insacca di testa. Regola numero 14 del manuale del giovane difensore: quando un tiro arriva in porta, per precauzione andare verso il proprio portiere. Sarà capitan Cappa ad alzare la mano in segno di mea culpa. Amen!
A questo punto mister Morghen, che inutilmente esibisce una felpa color vinaccia porta fortuna, prova a cambiare uomini e disposizione in campo, ma la fagiana è cotta. Mai, in nessun caso si ha la sensazione che i suoi giocatori possano, non diciamo fare gol (sarebbe chiedere troppo!), ma almeno entrare in area, che dovrebbe essere il minimo sindacale garantito. La meccanica del terzo gol è sui livelli delle migliori esibizioni di Stanlio e Ollio: Perotti mette una palla sui piedi spigolosi di Ricci, venuto a cercar gloria ai limiti della propria area, che tenta un dribbling che, ahilui!, non riesce; il finale di questa storia vede Zambelli C. che sulla linea di porta, anziché battere di sconosciuto sinistro a liberare, lui che è ostinato destro, mette in piedi una specie di danza dello struzzo attorno al pallone, che secondo lui lo metterebbe in condizione di battere col piede giusto; peccato che nel frattempo la palla sia già entrata. La ciliegina: calciando di destro ciccherà e cadrà di culo come una trottola a fine corsa. Standing ovation e fiori in campo dai tifosi avversari.
A questo punto vanno in scena 10 minuti di lacrime valsabbine. Il triplice interrompe l’agonia. Meglio non fare ragionamenti sulla classifica. Li faremo, semmai, dopo che si saranno vinte tre quattro partite di fila, gli Dei permettendo.

Cara Guance Rosse, hai già patito il necessario, per cui non staremo qui ad infierire oltre; anzi, semmai preferiamo vedere il bicchiere mezzo pieno, l’unico modo per cercare di uscire da questo tragico pantano. Eccolo, il vino rimasto. Sei stata una donna di una bellezza rara. D’accordo, oggi sei inguardabile, e allora? Vuoi buttarti dalla finestra? Due colpi di spazzola, un paio di stivali, due salti in balera e sarai di nuovo tu! Ad ogni morte corrisponde, sempre, una rinascita.
Salutiamo.

Armando Dell’Oca

www.ascovestoneopen11.it

101111AscoVestone.jpg