Ottorino Garosio
di Sabrina Izzi

Fra i grandi artisti del secolo scorso, cantori della Valle Sabbia, certo il Garosio ha occupato un posto di rilievo.

 
“Non ti manca niente per essere da non dimenticare, forse la compiutezza in viaggio a te d’intorno. Vogliatemi bene una metà di quanto io ò voluto bene a voi. E tutti i Valsabbini che non si sono accorti dei miei passi camminati sfiorandoli in pensoso silenzio d’amore.”
Ecco le parole, tratte dall’album “Ottorino Garosio” depositato nella biblioteca di Vestone, scritte dall’artista stesso.
È grazie a questo pensiero se mi ritrovata a immergermi nelle opere di questo maestro Valsabbino considerato massimo esponente dell’arte valligiana contemporanea.
 
Nato a Vestone nel 1904, si avvicina all’arte grazie agli insegnamenti del maestro Antonio Simeoni a Riva del Garda.
Nel 1925 fa ritorno nel suo paese natale e da “mestiere” la sua arte si tramuta nell’estrinsecazione del suo “essere”, del suo “sentire”, del suo “vedere”, del suo “vivere”.
 
Ottorino Garosio è un personaggio singolare,molto legato alla sua terra e le sue opere ci raccontano di un mondo fatto di quotidianità, ci rievocano il mondo rurale dei contadini impegnati a vangare la propria terra, dei vecchi avvolti in pesanti palandrane con i volti quasi del tutto coperti dai loro copricapo, delle donne inginocchiate mentre strofinano il bucato al lavatoio.
 
I suoi ampi paesaggi affacciati sulla vallata parlano di roccoli immersi nei vividi colori dell’autunno valsabbino, del candore della neve che lentamente si posa sugli alberi, sulle montagne,sulle strade; ci parlano del lago, dei fiumi e delle montagne che divengono scenario della vita di tutti i giorni.
I suoi autoritratti sono forti e superbi e le nature morte sono in realtà delle nature molto vive: osservandole si ha, infatti, l’impressione di poterne percepire gli odori.
 
Dunque un artista genuino, che amava la sua terra e i suoi conterranei al punto da farli divenire il fulcro delle sue opere.
Il suo stile pittorico non sembra aver avuto radicali mutamenti nel corso degli anni nonostante abbia vissuto nel periodo delle guerre e chi lo conobbe non trova cambiata neppure la sua personalità un po’ eccentrica che sovrappose la vocazione artistica alla vita stessa.
Il Garosio visse e lavorò sempre a Vestone fino al giungere della morte nel 1980.
 
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