I 100 anni della “Passerini”
di Giancarlo Marchesi

Un secolo fa l’idea del senatore Angelo Passerini di erigere una casa per ammalata bisognosi e indigenti.

Il 31 ottobre 1910, esattamente un secolo fa, Angelo Passerini, personalità di spicco dell’epoca, con il sostegno di alcuni amici valsabbini, convocò i sindaci dei diciotto comuni dell’alta valle e i presidenti delle locali Congregazioni di carità per proporre loro la fondazione di una «casa mandamentale di ricovero con infermerie maschili e femminili per raccogliere ammalati bisognosi e indigenti».

L’opera pensata con felice lungimiranza dal commendatore Angelo Passerini - non nuovo a iniziative filantropiche in territorio bresciano che nel 1914 sarà nominato senatore del Regno d’Italia - s’inseriva in quella vasta serie di iniziative che gli esponenti del ceto cattolico valligiano stavano realizzando, dagli ultimi lustri dell’Ottocento

La presenza dei cattolici, lo spirito cristiano e i suoi forti valori solidaristici avevano, in quella fase, permeato il pensiero e l’azione di molti amministratori comunali e di numerosi parroci: la fondazione della casa di ricovero era stata infatti preceduta proprio a Nozza dall’istituzione della Piccola banca valsabbina San Pietro, dalla nascita del Consorzio agrario, mentre in altri paesi della vallata i cattolici avevano dato vita a latterie sociali e casse rurali.

L’iniziativa di Angelo Passerini e dei suoi volenterosi amici, era dunque l’ultimo tassello di un vasto mosaico di opere economiche, sociali e caritative che miravano al rilancio dell’alta valle, che era pesantemente segnata dal fenomeno dell’emigrazione.

L’appello lanciato da Angelo Passerini fu prontamente raccolto dai sindaci dei mandamenti Vestone e Preseglie, tanto che venne subito istituito senza un comitato al quale fu affidato il compito di realizzare l’ambizioso progetto.

L’iniziativa ebbe l’effetto di mobilitare i valsabbini: facoltosi operatori economici come Bernardo Prandini di Nozza, Federico Pialorsi e Lorenzo Bonomi di Vestone misero a disposizione loro ampie proprietà fondiarie per accogliere l’erigenda casa di ricovero. Tra queste generose proposte, un’apposita commissione, composta da qualificati tecnici e ingegneri, scelse l’ampio terreno offerto dal cavaliere Bernardo Prandini, perché localizzato in una felice posizione ben esposta al sole.

La realizzazione del progetto preparato dall’ingegner Giovanni Tagliaferri fu affidata all’impresa di Lorenzo Bonomi, uno dei maggiori operatori edili del Bresciano. Sotto il profilo amministrativo, nel 1913 venne nominato un consiglio di amministrazione e furono compiuti i passi necessari per erigere l’ente morale al quale affidare l’effettiva gestione della struttura, mentre nel 1915 l’assistenza dei ricoverati venne assegnata alla Suore Ancelle della Carità.
Tutto lasciava presupporre che nell’arco di pochi mesi la struttura potesse accogliere i primi ricoverati, ma le vicende legate alla prima Guerra mondiale, spinsero le autorità militari a requisire il fabbricato appena ultimato. La lunga e dolorosa parentesi del conflitto impedì per anni l’utilizzo della struttura, e solo negli anni Venti l’ente morale tornò a disporre della casa di ricovero. Nel biennio 1923-25, la grande generosità del senatore Passerini, unita agli apporti di enti, comunità e privati cittadini, permise di compiere un’adeguata opera di ristrutturazione e riordino dell’edificio, che venne inaugurato ufficialmente il 17 maggio 1925.

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