Fuoco consolatore
di Itu

In un attimo l’autunno ha strizzato i suoi artigli sulle ultime nostalgie della bella stagione.

 
Era previsto l’abbassamento delle temperature, ma nel più profondo ci si aspetta sempre qualcosa di magico che allontani la prospettiva del tempo più duro, freddo e umido.
Fuori dalla finestra il mondo appare fradicio, molliccio, si lascia ingoiare a tratti da nebbie opache che si attorcigliano dal basso e sfumano dimenticandosi gocce bagnate.
In montagna i riti dello stare in casa si increspano subito vicino al fuoco.
Che sia di caminetto o della stufa, lo spettacolo comincia con la scelta della legna e poi al primo soffio e schiocco attendi il riverbero di calore.
 
Ma la consolazione parte di traverso a tutti i sensi che rimangono impigliati tra i colori che sfrangiano dall’azzurro ai gialli e rossi delle lingue di fuoco, dal chiacchiericcio che arriccia e consuma i legni, dal tepore che rilascia tutta la muscolatura e avvolge.
 
La casa si anima, chiunque entra si cerca un posto vicino al fuoco e niente diventa più desiderato di quel cuore bruciante.
Magari così riusciamo a sopportare anche i prossimi freddi.

 

 

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