Poste, rischio chiusura per Nozza
di red.

L'allarme viene dai sindacati dopo un incontro con la direzione provinciale di Poste Italiane. A rischio soprattutto le zone montane. Appello ai sindaci.

Niente di fatto. L’incontro chiesto dai sindacati alla direzione provinciale per fermare il processo di riduzione dei giorni d’apertura di altri quattro uffici postali della provincia ha solo confermato la rigidità della posizione di Poste Italiane. Si chiude, dice la direzione aziendale, per contenere i costi e razionalizzare.

Traduzione sindacale: si chiude perché Poste Italiane dimostra ancora una volta di non saper gestire le risorse, perché la dirigenza non ha alcun legame con il territorio e non ne capisce le esigenze, perché spremere il personale è diventato lo sport preferito da un management che ha fatto del cinismo il criterio delle relazioni interne.

“Da anni stiamo denunciando questi comportamenti che penalizzano la provincia di Brescia – spiegano i Segretari dei lavoratori postali di Cgil, Cisl e Uil – e sappiamo che solo la collaborazione delle istituzioni locali può salvare dalla chiusura definitiva i servizi postali nelle piccole realtà montane, anche turistiche del nostro territorio. Stavolta nel mirino dlela direzione aziendale delle Poste ci sono gli uffici di Gorzone, Fasano del Garda Magno e Nozza. Il copione è sempre lo stesso: prima la riduzione dei servizi da sei a tre giorni la settimana e, da oggi, a soli due giorni, è il preludio alla definitiva chiusura”.

La cosa è ancora più grave perchè i dirigenti di Poste Italiane sostengono che riduzioni d’orario e chiusure sono state concordate con i Sindaci dei Comuni interessati: “A noi non risulta ed è per questo che chiediamo ai Sindaci di Darfo, di Gardone Riviera, di Gardone Valtrompia e di Vestone, cosi come ai Presidenti delle Comunità Montane, di prendere posizione e far sentire direttamente e chiaramente la loro voce. Lo scorso anno furono i rappresentati delle istituzioni locali, spalleggiate dai parlamentari bresciani, ad impedire la chiusura dello sportello di Breno, mentre il silenzio dei Sindaci di Iseo, Salò e Concesio portò alla definitiva chiusura pomeridiana degli uffici postali”.

Insomma, c’è spazio e modo per contrastare decisioni aziendali che dimostrano totale insensibilità sociale. “Anche perché – concludono i sindacalisti Punzi , Sinico e Poiatti – almeno stavolta non possono essere accampate scuse di mancanza di personale: a luglio è stato infatti firmato un accordo nazionale che prevede la ricollocazione di 5.000 unità con il potenziamento della sportelleria”.

Fonte Comunicato stampa

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