Fondi per la formazione in azienda? Un’esperienza negativa
di red.

Alla notizia di fondi per la formazione inutilizzati ha risposto con una lettera Claudia Reguitti della nota maniglieria di Agnosine denunciando le difficolt di accedere a tali fondi.

«Ci sono 100 milioni che nessuno spende. Le aziende bresciane si sono “dimenticate” dello 0,30% del monte-salari che versano ogni mese all’Inps per fare formazione. Un dato davvero sorprendente e che non consente più alibi sulla mancanza di risorse».
Così stava scritto sul Giornale di Brescia qualche mese fa. A queste affermazioni ha risposto con una lettera Claudia Reguitti, della Reguitti spa di Agnosine, denunciando la difficoltà per accedere a questi fondi. Riportiamo ciò che ha pubblicato il giornale.



«Buongiorno, sono titolare di un’azienda di maniglie ad Agnosine, la Reguitti spa, con una settantina di dipendenti, che gestisco insieme a mio marito e mio padre. Sul vostro giornale del 13/07 ho letto l’articolo sui Fondi disponibili per la formazione per le aziende. Purtroppo devo dire che la nostra esperienza con i Fondi per la Formazione è un po' diversa da come viene qui illustrata e mi piacerebbe capire se ciò è dovuto al fatto che abbiamo scelto il Fondo "sbagliato" (l’abbiamo anche cambiato una volta ma sempre con esiti negativi), se noi non conosciamo le "vie giuste", se ci è sfuggito qualcosa o se l’accesso ai Fondi in realtà non è così automatico».

I progetti della Reguitti
La signora Claudia Reguitti ci scrive raccontando la sua (difficile) esperienza in materia di uso dei fondi per la formazione, quelli, per intenderci, che le aziende dal 2003 versano su un loro specifico fondo destinato alla formazione. Sono circa 30-40 euro l’anno per dipendente e ad oggi - secondo stime attendibili - ci sono circa 100 milioni di euro versati e non utilizzati perché la gran parte delle imprese non sa di avere questa opportunità.
In sintesi l’esperienza (negativa, ripetiamo) della Reguitti. Nel 2009 l’azienda presenta un suo progetto per 3 corsi di lingua, uno sulla comunicazione e uno sulla gestione del tempo, individuati sulla base di reali esigenze interne e con la condivisione degli interessati. «In un momento di crisi e di "calma" - commenta la signora Claudia - crediamo convenga sfruttare il tempo disponibile per affinare le conoscenze e le specializzazioni dei nostri collaboratori puntando su una maggiore qualificazione delle risorse umane.

Piano ammesso, ma non finanziabile
«Ci viene consigliato di presentarlo direttamente, senza intermediari, così il punteggio sale. E così facciamo. Raccogliamo i dati, spendiamo tempo e un po' di denaro per l’assistenza nella formalizzazione del piano. Al momento di presentarlo una delle parti sociali (la Cgil provinciale), senza neppure visionare il piano, nè motivare la scelta, rifiuta di firmarlo, determinando quindi una perdita di punteggio già in partenza. Alla fine, dopo uno slittamento della scadenza e l’attesa di ben oltre che 30-40 gg, riceviamo l’esito: il nostro progetto fa parte dei piani ammessi, ma "non finanziabili per esaurimento risorse". Leggendo la graduatoria dei piani finanziati sorge una domanda: dove sono le "vere" piccole-medie aziende? I primi piani sono di sindacati, associazioni di categoria, aziende di formazione.

«Nonostante la delusione - dice sempre Claudia Reguitti - presentiamo nuovamente il progetto ma con un altro fondo. Ci danno la risposta: il piano è stato ammesso, ma sono finiti i fondi stanziati. Ecco qua, in breve, una delle ragioni per cui tante aziende decidono fin da subito di non "impegolarsi" in questi Fondi e, da bravi bresciani, pagarsi da sè i costi di eventuali corsi di formazione oppure decidere di farli in altri tempi o di non farli per niente. Certo - conclude la signora Reguitti - è che in questo ci perde l’azienda, ma anche il dipendente».

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