La giusta distanza educativa
di red.

I pericoli dei moderni mass media col rischio per i ragazzi di isolarsi in gruppi ristretti al centro delle riflessioni del dott. Valerio Fasani nel primo incontro di “Genitori in cammino”.

L’esuberanza e la concretezza del dott. Valerio Fasani, eclettico formatore ed educatore di ragazzi in età pre-adolescenziale e adolescenziale nelle province di Brescia, Cremona e Mantova, hanno conquistato l’attenzione dei presenti presso l’auditorium “C. Zane”, in occasione della prima serata del percorso formativo “Genitori in cammino 2010-2011”.
Tema dell’incontro di mercoledì 29 settembre era “Felicità a consumo: pancia piena, futuro vuoto. Giovani e contesto: quale idea di realizzazione?”.

Analizzando la comunicazione multimediale che le nuove tecnologie offrono ai giovanissimi (internet, le chat, Facebook) e i mass media in generale, il dott. Fasani ha portato a conoscenza dei genitori e degli educatori presenti in platea le tecniche utilizzate per accattivarsi gli utenti creando in loro dipendenza.

Il relatore denuncia il grave rischio di appiattimento nell’utilizzo di strumenti come Facebook, dove tutti possono dire tutto, i messaggi positivi e negativi sono posti sullo stesso piano, dove inoltre viene a mancare la validità della cosiddetta “distanza educativa”, che solitamente caratterizza il rapporto adulto/ragazzo in famiglia o insegnante/alunno a scuola. La distanza educativa va considerata come grande valore, non in quanto superiorità, bensì in quanto frutto dell’esperienza e/o dello studio di una società educante.

La rapidità con cui si susseguono le immagini, la superficialità dei contenuti mira ad aumentare lo stimolo emotivo dei ragazzi a discapito dello stimolo cognitivo: non vi è spazio per la riflessione e l’interiorizzazione. Questo si ripercuote negativamente sul grado di vivere la propria cognitività: i ragazzi vengono bombardati da messaggi rapidi e superficiali che riducono lo stimolo all’approfondimento. È l’immagine che porta con sé un’esperienza che aiuta a crescere e ad andare avanti.

Tutto è banalizzato: le relazioni, la sessualità. Il bisogno di amare si confonde con la pornografia, ci si abitua all’appagamento di un bisogno morboso con il rischio di giungere all’assuefazione.
Le relazioni si cercano fra persone simili, chiudendosi in gruppi isolati. Arretra il valore della solidarietà, pilastro di uno stato civile: i valori sono diventati personali, per cui vandalismo e bullismo se non toccano personalmente sono questioni di altri. Questo denota la mancanza di senso di appartenenza: “Non mi riguarda perché io non appartengo a loro”. Dobbiamo far sentire ai ragazzi il peso di un’appartenenza ad una classe, ad una città, alla storia.

Il dott. Fasani ricorda in ultima analisi, che l’educazione si deve basare sulle sei dimensioni fondamentali dell’esistenza umana: la dimensione biologica o corporeità, affettivo-relazionale, culturale, etica, ludica e riproduttiva o responsabile. La relazionalità non è solo emotiva, una persona che fa coincidere relazionalità ed emotività è fragile e facilmente influenzabile. Se l’aspetto ludico è preponderante a tal punto da diventare la base della relazione personale dell’individuo, la risposta non può che essere il “mercato” e tutto quanto ne consegue: consumismo, insoddisfazione, mancanza di desiderio e assuefazione.

Il relatore conclude dicendo, che l’educativa di oggi deve tornare a un livello più alto e proporre, in maniera equilibrata, tutti e sei gli aspetti fondamentali uscendo dalla semplice relazione affettiva/relazionale e dall’appagamento ludico, per privilegiare l’aspetto culturale, etico, il senso di responsabilità, riconoscendo l’importanza della “distanza educativa” di una società educante.

Gli incontri di “Genitori in cammino” proseguiranno mercoledì 20 ottobre con relatore il dott. Osvaldo Poli, noto psicologo e psicoterapeuta; tema della serata: “Il figlio né asino né re”.

In foto il prof. Valerio Fasani

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