Terza generazione no grazie.
di Aldo Vaglia

Meglio il futuro. Di energia nucleare se ne fa un gran parlare e non sempre con cognizione di causa. Dice la sua Aldo Vaglia e noi pubblichiamo volentieri.

 
Nella patria di Fermi, Majorana, Pontecorvo, il pensare di tornare a quelle centrali nucleari che negli anni 50/60 vedevano l’Italia ai primi posti nel mondo e che una dissennata politica antinazionale ha drasticamente ridimensionato e  definitivamente affossato con un referendum tutto giocato sull’emotività, non solo è antistorico, ma è anche contro ogni logica economico scientifica
 
Per dare soluzione al deficit energetico nazionale e diversificare le fonti l’ex ministro Scajola aveva concordato con la Francia  l’acquisto di un imprecisato numero di centrali termonucleari di terza generazione, il problema era reale, la soluzione avvantaggiava però solo i francesi, che per scelte antitetiche alle nostre si trovavano in una situazione di saturazione e di antieconomicità nella costruzione di nuove centrali sul loro territorio e tentavano di rientrare dagli investimenti vendendo centrali ad altri.
 
La scivolata sulla casa pagata a sua insaputa, l’opposizione delle regioni alla localizzazione di centrali sul proprio territorio, la chiassosa utopia di Grillo e i suoi seguaci, hanno scongiurato per il momento l’avverarsi dell’evento,  non è detto che il futuro non ci riservi sorprese.
La sinistra sulla questione non ha una linea e mantiene “assoluto silenzio”.
Le regioni per interessi politici ed economici potrebbero cedere al ricatto e Grillo, che preso in piccole dosi è la medicina, potrebbe diventare il demiurgo della situazione.
Il piano energetico nazionale rimarrebbe quel libro dei sogni dove tutti vivono felici e contenti fino a che gli altri ci danno petrolio e gas e noi abbiamo  soldi per pagare .
 
Tutti conoscono la fine di Enrico Mattei fatto saltare col suo aereo perché tentava di sganciare l’ENI dal club delle “sette sorelle” e rendere l’Italia autosufficiente sul piano energetico. Meno conosciuto è il “caso Ippolito”.
Felice Ippolito intellettuale illuminato, raffinato politico, ma soprattutto ingegnere e geologo, con le sue ricerche sull’uranio era diventato uno dei massimi esperti sulle centrali nucleari.
Direttore del comitato nazionale per le ricerche nucleari dal 52  diventato poi CNEN nel 60, gestisce risorse economiche pur non avendone facoltà giuridica.
Sviluppa diversi progetti, fa costruire le centrali di Latina e del Garigliano, porta l’Italia ad essere ai primi posti al mondo per produzione di energia nucleare, dispone di competenze e tecnologie ancora oggi spendibili sul mercato internazionale. Tenta anche lui di rendere l’Italia indipendente  in campo energetico.
 
Quale la risposta della politica? 
Un’indagine ministeriale condotta da chi sarebbe in seguito diventato ”il presidente perseguitato” Giovanni Leone lo fa condannare a 11 anni di prigione.
Il cavillo era l’ente senza autonomia amministrativa, il mandante oltre confine.
 
Visto la fine che fanno quelli che toccano i fili dell’indipendenza in Italia per “par condicio“ potremmo credere anche a Scajola.
Ma  torniamo sulla storia per l’energia e veniamo al caso più recente di intromissione politica in questioni tecnico scientifiche dove l’incompetenza è solo pari alla prepotenza.
Carlo Rubbia, professore di fama internazionale e premio nobel per la fisica sta sperimentando presso L’ENEA ente di cui è direttore: distruttori di scorie all’uranio, centrali al Torio 2000 volte più efficienti di quelle all’uranio e con una decadenza delle radiazioni Secolare anziché Geologica e centrali solari di alta potenza che vanno sotto il nome di “Solare Termodinamico”.
 
Oltre alla capacità di sperimentare il nuovo, il professore ha però quello che per la politica è un il grosso difetto: parla. 
E gli scappa di dire che "la ricerca in Italia subisce una grande umiliazione”.
Una frase che gli costa il posto.
La sostituzione avviene con un elettricista che si fa chiamare ingegnere pur non avendone titolo, e naturalmente dà dell’incompetente al premio nobel. ( come il bue che da del cornuto all’asino direbbe Di Pietro).
Così la sperimentazione di Rubbia prosegue in Spagna, se ci saranno brevetti e ricadute economiche se ne avvantaggeranno gli spagnoli.
 
Noi siamo convinti che la politica farà gli interessi della nazione non quando firmerà contratti con chicchessia, ma solo quando si deciderà ad investire in RICERCA e SVILUPPO.
Il futuro dell’energia sarà secondo Rubbia un Nucleare di Nuova generazione e un Solare Diverso,
Può avere ragione o può averla solo in parte, ma di una cosa  c’è certezza, che senza ricerca non c’è sviluppo e nessuno regala niente.
 
 
Aldo Vaglia
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