La malattia mortale
di Davide Bondoni

Come nel lago, così nell'animo umano. Le visioni particolari sulle vicende dell'Eridio ci impediscono di reggere i fili di un fare comune.


Leggendo il recente articolo sull'agonia del lago mi sono venute in mente alcune riflessioni. Sicuramente, vado a ripetere il già detto.
Ancora una volta, mi sembra che la malattia del lago sia lo specchio della nostra malattia.
Indipendentemente da chi abbia ragione o meno, mi sembra che ci sia molta indecisione o caos intorno alla scelta giusta da compiere.
Spesso, ci riferisce ad un passato non tanto lontano, rivendicando conquiste; quindi, buttando la questione nella polemica su 'chi ha fatto meglio'. E non di rado si assiste a quello che io chiamerei 'revisionismo storico'.

La questione mette in evidenza le fratture tra i nostri paesi, il campanilismo, la voglia di protagonismo, il non voler cedere per un vantaggio comune, la distanza della popolazione da chi la rappresenta.
Le polemiche che seguirono a certe scelte effettuate tempo fa dai sindaci, sembrano indicare che la nostra gente non si riconosce nei suoi rappresentanti. Questo è un fatto che va al di là della questione lago e deve far pensare.

Tristemente, poi, il fatto che alcuni abbiano puntato l'indice più sulla quantità di acqua (i livelli) che non sulla qualità (la pulizia o altro) indica il già citato disinteresse verso gli aspetti qualitativi della vita.

In ogni caso, non possiamo pensare di trovare un accordo sul lago, quando solo prima di lasciare Lavenone non siamo d'accordo fra di noi.
Poi, vorrei anche aggiungere che il lago non è solo quello spicchio d'acqua che vediamo dalle nostre finestre, ma fa parte di noi.
In questo senso, uno potrebbe osservare che nonostante esistano al proposito problemi di difficile risoluzione, molti altri sono alla nostra portata: come le infrastrutture attorno ad esso, la pulizia, l'eliminazione delle alghe.
E' vero: qualcuno potrebbe obiettare che è un lavoro per certi versi inutile, se le alghe si riformano. Vero. Però, intanto, abbiamo messo una pezza.

Le soluzioni non cadano dall'alto.
Ci sono certe cose che non dipendono da noi: è vero.
Ma molte altre sono alla nostra portata.

In ogni caso, insisto, la lontananza che sentiamo dai nostri rappresentanti in comune, in provincia, in regione, nei comitati, ecc. è un segnale grave.
Il problema non è nei governanti giusti o sbagliati; per cui un cambio in regione o alla testa del comitato sarebbe decisivo, ma è un problema globale.
Certe volte, penso che andrebbe bene tutto e il contrario di tutto.

Infine, non si può negare che certe iniziative siano caldeggiate per il piacere di trovare un senso alla propria esistenza, di mettersi in luce in qualche modo, in un periodo in cui la filosofia 'à la Facebook' ha convinto che l'essere visibile significa essere importante.
 
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