In cinquemila con gli Alpini a Casto
di Ubaldo Vallini

L'adunata sezionale della Monte Suello che ha avuto luogo nel fine settimana a Casto è stata la più partecipata di questi ultimi anni.

 
Un' invasione per certi versi inattesa, quella che ha investito Casto nei tre giorni dell'adunata sezionale della «Monte Suello», la «supersezione» Ana che riunisce i 58 gruppi della sponda bresciana del Garda, della Valtenesi e della Valle Sabbia.
C'erano infatti altre concomitanti ricorrenze in montagna che avrebbero potuto marcare la 58ª (tante quanti i Gruppi) come una delle meno partecipate. Così non è stato, anzi.
 
Hanno colpito la presenza doppia rispetto alle aspettative delle Penne nere in sfilata con passo cadenzato, accompagnati dalle note di fanfare e banda: ben più di duemila. E fin qui ci poteva anche stare.
Ad impressionare però è stata soprattutto la grande partecipazione popolare che ha avvolto il centro valsabbino di Casto fin dai primi preparativi dimostrando, semmai ce ne fosse stato il bisogno, non solo l'attaccamento degli Alpini al territorio, ma anche quanto sia alta la considerazione di cui le Penne nere godono fra la popolazione.
 
Così la grande festa di Casto ha finito con essere quella più partecipata degli ultimi anni. Alcune stime assicurano che sono state superate abbondantemente le 5mila presenze.
Ieri la giornata clou della manifestazione, con la lunga teoria dei rappresentanti dei 58 gruppi preceduti dal gonfalone comunale, dal direttivo della Monte Suello al completo e da un folto gruppo di amministratori, sindaco di Casto in testa.

Gagliardetti e vessilli

Ad aprire il passaggio dei gagliardetti, quello del locale gruppo capitanato da Roberto Rossetti, poi i vessilli delle altre sezioni bresciane di Brescia e di Valle Camonica, oltre a quelli ospiti giunti fin da Milano, Parma e Piacenza. Gli alpini sciatori, quelli della Protezione civile, i pochi reduci ancora vivi, persino un gruppo di Penne nere motocicliste.
Immancabili le Crocerossine con la loro presidentessa Loretta Forelli Collio, e c'erano anche un paio di alpine valsabbine in armi, segno dei tempi che cambiano.
Ad accompagnare e scandire il passo, le note delle fanfare di Salò e di Gavardo, oltre a quelle della storica banda di Casto. Meno di due chilometri il percorso scelto per la sfilata, partendo alle dieci del mattino in perfetto orario dalla frazione di Malpaga.
 
Giusto lo spazio per dispiegare in toto le forze, con gli Alpini che hanno sfilato fra due ali di folla festante fino a raggiungere il sagrato davanti alla parrocchiale che Casto ha dedicato a Sant'Antonio Abate, dove gli interventi delle autorità hanno preceduto la Messa officiata dal cappellano della Monte Suello don Diego Gabusi e cantata dal coro di alpini milanesi di Melzo.
Fra gli interventi quelli dell'assessore provinciale Giorgio Bontempi e del sindaco di Casto Simona Freddi, che hanno ringraziato le Penne nere per l'amore e per l'impegno che non mancano mai di dimostrare nei confronti della popolazione e del territorio.
 
«Vedete, la nostra società non sta attraversando un buon momento, viviamo nel malessere. Ma noi alpini un po' diversi lo siamo e sa il cielo quanto la nostra Nazione avrebbe bisogno del nostro credo, del nostro modello associativo che, pur non badando all'immagine, da oltre un secolo è vivo e vincente» ha affermato Romano Micoli, presidente della «supersezione» Ana «Monte Suello».

Il senso dell'incontro

Nelle sue parole il senso di una manifestazione che da più parti oltre che «alpina» è stata dichiarata «tricolore».
E bastava il colpo d'occhio su Casto, per tutta la durata della tre giorni dedicata agli alpini che si è conclusa ieri, per rendersene conto: bandiere ogni dove, grandi e piccole, le strisce verdi, bianche e rosse ad attraversare ogni via e ad addobbare tutti i giardini.
Persino i gerani alle finestre sono stati abbinati nel segno dell'unità nazionale.
 
«Siamo rimasti in pochi a saper stare insieme, a difendere le autonomie amando però con passione il Tricolore. E a praticare la solidarietà vera, quella del sudore e delle maniche rimboccate» ha aggiunto Micoli, che ha poi concluso il suo pensiero affermando che «non ci sono segreti per fare tutto ciò.
Noi alpini siamo così e così ci piace essere: oggi abbiamo sfilato, canteremo, brinderemo magari con qualche bicchiere in più.
Però continueremo ad essere cittadini e padri responsabili, sfuggendo alle sollecitazioni di qualunque potere».
 
dal Giornale di Brescia
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