Pescatori del fiume Chiese
di Itu

Oggi riapre la stagione di pesca per le licenze bresciane di tipo B, che potranno tornare a misurarsi con l'astuzia della trota fario.

I pescatori sono veramente personaggi speciali, in qualsiasi ambiente di mare lago o fiume si immedesimano talmente in quel religioso silenzio d’attesa che non si sa mai quali pensieri possano scorrere insieme alle acque ai loro piedi.
Figurarsi quanto speciali quelli che vengono a pescare nel Chiese, in un fiume che passa attraverso una valle così stretta come la nostra.
 
A volte si ritrovano in gare organizzate ma molto più spesso da soli in acqua con le gambe infilate in stivali inguinali impermeabili, la loro sacca dove mettere il pescato e naturalmente la posa plastica a temperare la canna: questo per gli implacabili anche in inverno, potere della passione vera.
Poi saranno le donne a trattare i pesci in cucina, ad inventarsi le più fantasiose ricette per propinarli ai familiari, ma questo è un capitolo a parte.
 
Certo che i pescatori hanno il fiuto della conoscenza delle correnti, dove il pesce si trova costretto a percorrere stretti pertugi e dove più facilmente l’esca diventa un simpatico boccone.
 
Deve essere così per i pescatori che frequentano l’alto argine cementato che imbriglia le acque del Chiese all’entrata di Vobarno poco prima degli stabilimenti ex Falck, una volta un pescatore si è organizzato con il trattore per meglio stare in equilibrio ma ancora più creativo ed ecologico è quello che sulla bicicletta appoggiata al muro ha alzato due ferri a tenere un’asse e così  si è dato al suo lavoro.
Sono proprio curiosa della prossima trovata.


 
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