Quel tratto del Chiese
di Itu

Non tutte le strade della valle sono percorribili a cuor leggero, un po’ per sabbie e sbriciolamenti della montagna a seconda delle intemperie di passaggio


Per non parlare dei pericoli rappresentati da gelo e neve durante l’inverno.
Ma in ogni guidatore c’è un percorso che senza chiedere spiegazioni logiche (carburante in più) viene preferito e con il tempo ho capito che dipende dal paesaggio da poter osservare e che in ognuno di noi carica di suggestioni particolari.
 
Una strada che abitualmente vine percorsa è la provinciale IV di fondovalle nel tratto che si sviluppa tra il confine del territorio di Sabbio con quello di Vobarno.
Ad un certo punto girando intorno alla montagna, che ultimamente è stata forata per le gallerie della nuovissima variante, presenta uno scenario che tutte le volte mi chiama e rallento spostandomi sulla destra della carreggiata.
 
E’ un tratto del Chiese che si allarga a gomito a nascondersi nel bosco fugando dall’accompagnare l’asfalto, al centro si sono cumulate pietre bianche lisciate dalla corrente e un po’ di arruffata vegetazione fluviale, una specie di isolotto che ispira una famiglia di aironi che spesso è facile incontrare mentre immobili aspettano il passaggio dei pesci.
Dalla strada riesci a considerare la potenza del fiume a seconda delle precipitazioni, in questo periodo la luce del sole movimenta la superficie di spuma leggera ed in trasparenza si vedono le pietre del fondo.
 
Un piccolo mondo quasi non toccato dall’uomo che poco più avanti ha costruito invece i capannoni della Fondital.
Una visione in particolare mi accompagna; in una fredda giornata invernale il fiume fumava dal gelo, l’isolotto era ricoperto di ghiaccio e neve, un cigno bianco ha aperto in tutta la sua estensione le ali impennandosi in uno slancio di forte energia, la luce di un pallidissimo sole attraversava le piume delle ali spalancate.
Qualsiasi oscuro pensiero si è sciolto, è rimasto solo il candore abbagliante e quell’animale che mi ha salutato senza saperlo.

 
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