L'uomo o il lago?
Il contributo da parte di Davide Bondoni ci è pervenuto un mese fa. Per cause non imputabili a volontà censorie lo pubblichiamo ora. Che è quanto mai attuale.

 
Mail del 7 luglio 2010
Gentile redazione, 
la mia è una risposta al contributo del Vaglia, che mi vede perfettamente d'accordo.
Mi sono limitato ed espandere un po' l'argomento.
Grazie e distinti saluti,
Davide Bondoni


1. Introduzione
Gentile signor Vaglia, ho letto con interesse il suo recente articolo sulla questione del lago.
Mi lasci dire che sono perfettamente d'accordo con lei su tutto quanto. Tuttavia, io credo che sia necessaria un'integrazione.
Il mondo tardo-antico è strutturalmente diverso dalla società in cui noi oggi viviamo.
Giusto ieri la dott.ssa Barbieri ha lanciato l'allarme sulla mancanza di un'univoca interpretazione del reale. In effetti, prima di parlare del lago e di chiarire se si ha a che fare con un ente pubblico o privato, secondo me bisogna pensare all'uomo.
 
A che pro un lago cristallino ed idilliaco se sulle sue coste continua una lotta di tutti contro tutti?
Io preferireri avere uno stagno putrido e la gente in armonia, con un livello della vita qualitativamente più alto.
L'idea che sembra sottostare a molti ragionamenti è che il lago, in qualche modo, ci sia e in maniera indipendentemente da noi. Anni fa, uno stimato artista anfese scrisse un libro intitolato Tre uomini e il lago, come se da una parte ci fosse l'uomo, dall'altra il lago e in mezzo una relazione ad unirli.
 
Il punto è che sebbene io sia disposto ad ammettere che il lago esista anche quando io o lei non l'osserviamo, dubito fortemente che esista in assenza di un soggetto trascendentale.
Non esiste l'uomo ed il lago, ma una totalità gestaltica che fonda gli elementi che in lei occorrono in maniera strutturale. Ogni cosa è entangled con ogni altra cosa.
Per questo motivo, non posso distinguere il problema del lago dal problema dell'uomo come se fossero due problemi diversi.
Ovviamente, per esigenze pratiche ci si comporta come se lo fossero, ma non lo sono.
 
Ecco, allora, che incentrarsi troppo sul lago fa perdere di vista quello che è lo scopo principale. Prima di arrivare al lago, bisogna affrontare delle questioni tanto fondamentali quanto irrisolte.
Bisogna, passare per il travaglio del negativo di hegeliana memoria. Anche il curvo nel Peer Gynt ibseniano consiglia a Peer di fare il giro. Fare il giro, significa, andare ai fondamenti; per un attimo abbandonare la questione im-mediata per ritornarvi in seguito con armi più affilate.
È giusto richiamarsi alle lotte dei contadini nella tardo-antichità, ma la nostra società è strutturalmente diversa da quella in cui occorrevano queste lotte. La nostra società è nata dal rifiuto della qualità, per favorire una vita fatta di prestazioni. Ognuno è chiamato al suo ruolo di funzione e come tale non deve impedire l'avanzamento sociale (?).
Tuttavia, quelle persone che talvolta ostacolano l'ingranaggio di questa immane macchina moderna non sono mele marce in una società peraltro perfetta.
Sono il segnale che i nostri presupposti del vivere insieme non funzionano.

2. Una digressione
Recentemente (o quasi) il matematico geniale Grigorij Perel'man ha rifiutato la Fields Medal e il corrispettivo assegno da un milione di dollari per tornare a vivere in un piccolo appartemento di San Pietroburgo insieme alla madre.
Per molti, questo potrebbe indicare un personaggio bizzarro, ma non credo che sia così.
Perel'man ha vissuto per un periodo negli Stati Uniti dove ha potuto lavorare con dovizia di mezzi. Ma quello che deve aver intuito è che alla nostra società il fatto che sia stato risolto un importante problema topologico (la congettura di Poincaré) non importa gran chè se non come un record raggiunto, la prova di un'eccezionale prestazione, quasi che la scienza fosse sport, agonismo e non poesia, riflessione.
 
Come ho avuto modo di sottolineare altrove, il matematico tedesco Rainer Wüst ha osservato che la matematica insegna a capire cosa è veramente importante e cosa non lo è.
In una dimostrazione, non tutto è sullo stesso piano. Ci sono degli elementi cruciali su cui si basa la dimostrazione ed elementi accessori. In questo modo, la matematica (come la logica) dovrebbe aiutare a pensare meglio. Non di più, meglio.
Quello che ha rifiutato Perel'man non è stato chissà cosa, ma il simbolo di una società agonistica e monodimensionale, in cui, al massimo sarebbe vissuto come un animale da zoo. Nessuno avrebbe capito la sua diversità essenziale.
 
Ecco, al momento, io credo che l'essenziale sia l'uomo. E che da lì si debba partire per disegnare un nuovo paesaggio antropico.
Il lago di cui molti parlano non è mai esistito e mai esisterà; è solo il risultato di un'astrazione effettuata in una totalità pluridimensionale.
Perché insisto su questo?
Perché spesse volte si lotta in maniera anche eroica per cose in-essenziali, trascurando il cuore della faccenda. Così, persone che ad una fermata dell'autobus, vista una donna in attesa, chiedono all'autista di non fermarsi, perché tanto soffre di disturbi psichici, possono poi, la sera, lottare per la tutela degli animali, o magari far attraversare la strada ai rospi.
Non mi sento di dichiarare con Decartes che gli animali non hanno un anima, ma certe cose hanno la precedenza.
 
Facciamo un esempio stupido.
Ad un esame si presenta un candidato al quale viene richiesto di tracciare la dimostrazione del teorema di Gödel. L'alunno si ferma ed insiste sul processo di aritmetizzazione ma trascura di nominare il processo per diagonale di Cantor. Come giudicheremmo l'esaminando? Male. Diremmo che non ha capito niente.
In luogo dell'aritmetizzazione, una qualsiasi altra funzione con certe caratteristiche sarebbe andata bene.
 
Applichiamo questo discorso alla questione lacustre: cosa è essenziale e cosa no, in questa disputa? È essenziale, per esempio, che i livelli siano compresi in un intervallo chiuso (a, b)? Cosa succede se apriamo l'intervallo da una delle due parti? Va ancora bene che i livelli siano a (a, b]?
Ovviamente, questa è una bonaria provocazione.
Il contesto rende poi chiare le vere esigenze. Ma appunto, questo contesto va precisato tenendo conto della struttura olistica della realtà.
Del resto, sia da parte della scienza (QM) che da parte della filosofia pura (continentale) si è da un pezzo dubitato che il soggetto sia così neutrale anche solo nell'atto di conoscere. Figuriamoci, nell'atto di operare.

3 Conclusione
Concludendo, purtroppo oggi i mulini sono scomparsi e con loro tutta una visione esistenziale.
Ai tempi della tardo-antichità esisteva ancora un soggetto ed erano ben chiari i rapporti di potere. Oggi, tutto si è livellato e tanto il grande magnate, quanto il piccolo mandriano condividono lo stesso progetto di castrazione imposto da una società acefala.
La visione illuminista ha realizzato il sogno umano di tutti i tempi: l'uguaglianza di ogni individuo.
Ma, accantonato il significato, in quanto residuo mitologico, tale uguaglianza ha comportato solo un'identità formale ed astratta. In questa situazione, francamente, non capisco cosa possa significare l'espressione 'lago'. È una variabile e, come tale, suscettibile di essere rimpiazzata da una qualsiasi altra incognita.
 
Davide Bondoni

 

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