Tornano a suonare le campane di Riccomassimo
Per chi suonerà la campana? Per i 36 abitanti e le 16 famiglie di Riccomassimo. È questo il regalo pasquale della parrocchia. L'inaugurazione avverrà il Lunedì dell'Angelo.

Per chi suonerà la campana? Per i 36 abitanti e le 16 famiglie di Riccomassimo. È questo il regalo pasquale della parrocchia. L'inaugurazione avverrà il Lunedì dell'Angelo, per dirla con i termini ufficiali, a Pasquetta, per stare con il popolo. Riccomassimo.
Ci arrivi con i tre chilometri di strada a tornanti (ripida, ma ben sistemata), che passa prima fra le ville e villette di Lodrone, poi fra i castagni. Poche case: il silenzio rotto appena dalla fontanella davanti al bar della Franca, famoso per lo spiedo. Nella stradina deserta bighellona un gatto, mentre l'abbaiare di un cane rompe la poesia.

Questo è Riccomassimo, sulla strada che da Lodrone porta a Tonolo, la montagna che fu dei conti Lodron, i quali, come capita ai nobili in decadenza, la vendettero ai bagossi, gente abituata a tenere le solide dita contadine ben strette attorno alla borsa, ma anche profondi conoscitori del valore della montagna. I bagossi e i conti. La leggenda narra che Riccomassimo debba il nome proprio al rapporto difficile fra gli abitanti di Bagolino e un conte Lodron.
Un giorno, andando a riscuotere la gabella, se la deve essere vista brutta il rampollo dei potenti nobili: infatti, fu messo in fuga da questa gente fiera. Si arrampicò col suo cavallo verso Cerreto e poi giù a rompicollo, su quel grumo di case di montanari. All'uomo che gli si fece incontro lungo il sentiero, chiese ospitalità. «Ti farò ricco, o Massimo, se mi nascondi».

E così nacque Riccomassimo. Ma si sa, è una leggenda, e tutte le leggende finiscono nel migliore dei modi. Nella realtà le cose vanno diversamente.
Riccomassimo ha subito il destino di tutti i paesi abbarbicati a mezza costa. Un tempo le case erano piene e si parla addirittura di trecento abitanti. Poi, con la fine della miseria contadina, i più sono partiti per cercare lavoro. C'è chi si è trasferito a pochi chilometri (a Bagolino o a Lodrone) e chi ha preso il coraggio a due mani e se n'è andato lontano o lontanissimo: a Brescia, a Bolzano, in Francia o in 'Merica.
E la popolazione è diminuita a vista d'occhio, sebbene non si abbiano i dati precisi del calo. Finché non è arrivato il computer che permette di disaggregare i dati, Riccomassimo veniva calcolato con Lodrone, con il quale condivide pure il cimitero.

Condivideva anche il parroco, fino alla morte di don Cristoforo, un paio d'anni fa. Ora condivide con tutti i paesi del comune don Renato. La chiesetta c'è, ma è silenziosa: niente campane, e soprattutto niente battito delle ore. Può apparire banale, ma per anziani abituati a non viaggiare sul filo degli appuntamenti orologio alla mano il battito dell'ora è una bella compagnia: è il richiamo alle abitudini della quotidianità.
Durante la festa patronale di San Carlo (novembre), don Renato annunciò che un gruppo di volontari si era attivato per dar voce alle due campanelle della chiesa. Il progetto si è concretizzato: infatti, come spiega con certosina precisione il notiziario parrocchiale, «la ditta "Orologi pubblici" di Dotti Luigi ha presentato il preventivo per il lavoro, che ammonta a 9.564 euro, iva al 20 per cento compresa».

Per ora hanno risposto le banche (Valsabbina e Cassa Rurale Giudicarie-Valsabbia-Paganella), oltre a Legnoplast di Brescia ed Agri 90. Il guaio è che rimangono da coprire 5.964 euro. Inutile dire che il parroco «confida nella generosità della comunità». Intanto, Lunedì dell'Angelo sarà festa solenne. Alle dieci del mattino celebrazione della messa, con inaugurazione e benedizione del nuovo impianto campanario.
Non è più il tempo in cui le campane del paese annunciavano a chi stava in montagna le nascite e le morti, gli incendi e gli incendi d'amore (i matrimoni), però perlomeno il battito delle ore...

Giuliano Beltrami da L'Adige
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