Sogni di gloria vestonesi al capolinea
Nella semifinale di ritorno del campionato provinciale sconfitta per l’Asco Vestone che quest’anno si deve accontentare solo dello scudetto.

Asco Vestone - Officine meccaniche Tameni 0 - 2

Nella nostra vita di giornalista clandestino abbiamo raccontato anche di sconfitte peggiori, d'accordo, ma oggi far ballare i polpastrelli su questa macchina da scrivere ci viene particolarmente difficile. E questa pioggia novembrina non aiuta. Inverno, molla l'osso! Sogni di gloria vestonesi, dunque, al capolinea. Guance Rosse cade anzitempo. A nulla è servito, il giorno prima della battaglia, lucidare gli scarpini con rigorosa attenzione; non erano quelle le armi da oliare. Meglio sarebbe stato ungere altri meccanismi bellici; il sistema nervoso, per esempio. Forse sarebbe finita uguale, vista la forza dell'ospite venuto da Nave, ma in tempi di scarsa condizione fisica conviene puntare tutto sulla lucidità mentale, e sperare poi che gli Dei facciano il loro.

Cronaca di com’è andata.
La sorpresa nello schieramento iniziale dei Tromboni è Benetelli terzino improvvisato. Corridore tanto generoso quanto disordinato, ci pare un azzardo metterlo in quella delicata zona, dove un posizionamento fuori squadro può costare caro. Se si aggiunge che per lui è un ruolo mai ricoperto prima, ci viene naturale toccare ferro, che però non abbiamo a portata di mano; così ci tocchiamo i gioielli di famiglia, quelli sì sempre a portata di mano. Ma mister Ciki ha la faccia pulita di chi sa il fatto suo. E allora via alle ostilità e basta con le chiacchere. C'è da ribaltare il 2 a 1 della gara d'andata. Tromboni, vuol dire che bisogna fare almeno un gol, e possibilmente nel primo tempo, così da evitare ansie da arrembaggio nella ripresa. Ma al primo affondo degli ospiti portatori di pioggia viene fuori un calcio d'angolo che toccherà a Flocchini, giovane albero a fusto medio delle Pertiche, mettere nella propria porta con una zuccata maldestra e maledetta. Niente panico, Guance Rosse; c'hai ancora tutta la partita davanti. Due gol in 65 minuti, e sei ancora in corsa. Ma il primo tempo rotola confusamente a valle senza che l'esercito di casa, generoso ma incapace di esibire fosforo, riesca a pareggiare. Annotiamo solo una celentanata del redivivo Ricci che accarezza il palo.

Al danno si aggiunge la beffa. A Bordini, l'unico in grado di creare problemi all'eccellente impianto difensivo che hanno messo su gli ospiti, si inceppa un adduttore. Gli tocca uscire, comprensibilmente bestemmiando. Gli Dei hanno fatto il loro, ma schierati dall'altra parte. Capiranno, se vengono presi a male parole. Pazienza, Bordini. Ti tocca andare a finire il rosario sotto la doccia.
Tè caldo e amaro negli spogliatoi, in cui avremmo voluto mettere il naso per sapere quale discorso di rimonta mister Ciki abbia appeso alle facce sfiduciate dei propri uomini. Vista la conclamata incapacità tattica esibita nei primi 35 minuti, l'avrà messa sull'onore, sul coraggio e su altre meravigliose balle del genere. D'altronde, quando il bestiame bruca disordinato, conviene fare leva sulla fame. Che almeno la voglia di brucare venga triplicata. Che almeno i campanacci suonino a festa.

Secondo tempo. Tolto Benetelli, che qualche scorrazzata fuori confine l'ha fatta, e messo dentro Piccinelli, vecchia ciabatta dopotutto ancora affidabile, Guance Rosse ci prova a brucare il triplo, ma subito e ancora su calcio d'angolo arriva il secondo gol. Flocchini, ancora lui, rimane appoggiato al palo come ci rimaneva John Wayne mentre al tramonto e sotto un porticato parlava di indiani ad una Mary Jane conosciuta giù al saloon; tiene così in gioco l'individuo che fulmina da due passi Perotti, che si mette le mani sui fianchi e pare sganciare una lacrima. Il 2 a 0 è una bella pietra tombale sulle speranze dei Tromboni, che per andare a Bovezzo dovrebbero a questo punto farne 4. Non si capisce come. Neanche con in campo uno tra Di Stefano, Pelè o Maradona nei loro anni migliori.
A questo punto Guance Rosse fa l'unica cosa bella vista stasera al Comunale: cerca il gol con commovente ostinazione. Sembra ovvio, ma non lo è. Chi ha giocato al calcio come noi sa cosa vuol dire stare in campo nonostante l'odore marcio della sicura sconfitta sotto il naso. È come essere costretti in un letto d'ospedale con il vicino che vaneggia per tutta la notte; ci provi a dormire, ma sai già che all'alba non avrai chiuso occhio. Come sai che quelli là 4 gol non li prenderanno mai; basta guardarli in faccia. E tu 4 gol non li fai neanche a star lì tre giorni; figuriamoci in mezz'ora.

Non ci rimane allora che raccontare di una dignitosa Guance Rosse che prova magari a pareggiare per rimettere in piedi l'imbattibilità casalinga in campionato, che dura da parecchio; c'erano ancora brontosauri in circolazione, anno più anno meno. Ma non ce la fa. Il 2 a 0 tiene fino al 70°. A Bovezzo ci vanno gli altri, e meritatamente.
Fine corsa, dunque, per questa bella gente di montagna. Lo dice anche la pioggia che viene giù a pulire il campo di battaglia.
Tromboni, la stagione scorsa di questi tempi eravate dei magnifici marziani. Stasera abbiamo scoperto che siete terrestri che mangiano formaggio, bevono vino e giocano a calcio. Il bicchiere è tuttavia mezzo pieno; lo scudetto ci sembra un bottino sufficiente perché si vada in giro per Vestone a testa alta. I paragoni con la stagione scorsa non vanno fatti; è un attimo sentirsi dei falliti, quando da un anno con l'altro si passa dal letto di Brigitte Bardot a quello di Cesira la bottegaia. Ma signori miei, sempre di cuore di donna conquistato si tratta.
Se ne vada fieri lo stesso! E poi non è detto che fra un anno non si possa tornare a far festa tra le lenzuola di B.B., o addirittura fra quelle di Marylin. Dopotutto anche Rodolfo Valentino c'ha avuto i suoi alti e bassi.

Giocatori di Guance Rosse, il difficile arriva adesso; c'è da disfare la borsa con dentro l'armatura bagnata che puzza di sconfitta, e se sei calciatore dal polso molle è un attimo pensare di appenderla per sempre al chiodo, anziché tirarla a nuovo per future battaglie. La signora Estate verrà, speriamo, a raffreddare le voglie di ritiro.
Domanda del Direttore: "Dell'Oca, che farà adesso?"
Risposta del prevedibile uomo che siamo: "Il solito. Andrò a pesca di indigene da bancone, armato di solita birra bianca. Salutiamo."

Armando Dell'Oca

Guance Rosse (4 - 4 - 1 - 1): Perotti; Benetelli detto Bitoceronte, Zorzi, Ebenestelli M., Niboli; Flocchini detto Tino, Simone da Bione, Cappa il capitano detto Brucio, Bordini detto Mino; Corsini; Ricci detto Gonzo
Entreranno: Piccinelli, Gottardi, Ghidinelli detto Ciuz, Bianchi detto Panì
All.Crescini detto Ciki

www.ascovestoneopen11.it

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