Chiarezza sulle responsabilità
di val.

Alla guida della potente Audi A6 che avrebbe causato l’incidente invadendo la corsia opposta al suo senso di marcia, non ci sarebbe stata una donna, ma l’uomo che in un primo tempo aveva dichiarato di esserle seduto accanto.

Saranno celebrati domani (venerdì) alle 16 i funerali di Emanuele Munari, il 70enne di Casto morto martedì sera in sala operatoria al Civile in seguito ai traumi subiti in occasione di un incidente stradale subito nei pressi di casa sua poche ore prima. La salma del pensionato raggiungerà Casto questo pomeriggio.

Intanto emergono particolari dell’incidente che delineano una vicenda assai diversa da come era sembrata nelle ore immediatamente successive. Alla guida della potente Audi A6, che stando ai dati raccolti sul posto dai carabinieri di Vestone avrebbe causato l’incidente invadendo la corsia opposta al suo senso di marcia, non ci sarebbe stata una donna, ma l’uomo che in un primo tempo aveva dichiarato di esserle seduto accanto. Costui, inoltre, non sarebbe il fratello come avevamo scritto ieri, ma il fidanzato.

La reticenza da parte del 37enne nel dichiarare la propria responsabilità era dovuta al fatto che lo scorso 6 marzo gli era stata ritirata la patente di guida. Non per una sospensione, ma per una revoca: avrebbe insomma dovuto sostenere nuovamente gli esami per rientrarne in possesso. La tesi truffaldina dello scambio di sedile è stata sostenuta dalla coppia a lungo, davanti ai carabinieri che avevano già raccolto grazie anche ad alcune testimonianze sufficienti elementi per sospettare il contrario di quanto era stato loro dichiarato.
I due hanno ceduto solo dopo aver saputo che il pensionato non ce l’aveva fatta, quando i militari hanno iniziato a compilare l’avviso di garanzia nei confronti della donna a quel punto accusata di omicidio colposo.

Le accuse a carico dell’uomo, un imprenditore originario di Casto e residente da tempo nel vicino Trentino, si sono aggravate ancora di più nelle ore successive, quando i carabinieri sono entrati in possesso dei risultati delle analisi disposte su sangue ed urine, dall’esito positivo all’assunzione di sostanze stupefacenti. Si è così allungato l’elenco delle contestazioni: falsa attestazione resa a pubblico ufficiale, guida senza patente e a velocità pericolosa, contromano e in curva, in stato di alterazione psicofisica per l’assunzione di sostanze.
Ce n’è da sostenere con maggior forza l’accusa di omicidio colposo.

Intanto a Casto la notizia che Emanuele Munari non ce l’aveva fatta ha destato viva commozione in tutta la comunità fin dalla tarda serata di martedì e ieri la notizia si è diffusa ben oltre il confine del Savallese. L’uomo viveva a Briale, frazione di Casto, a poche decine di metri da dove è successo l’incidente, con la moglie Mariella ed i figli Michele e Alice. Una famiglia unita.
Emanuele era conosciuto e stimato da tutti, considerato una gran brava persona. Fino all’età della pensione ha lavorato nella zona come imbianchino, attività che è stata poi rilevata dal figlio Michele.

Non erano ancora scoccate le 18 quando con la sua Peugeot 306 ha percorso il tornante sotto il bivio per Auro e si è trovato faccia a faccia col muso dell’Audi nera che lo ha investito.
L’urto è stato frontale e particolarmente violento, tanto che l’utilitaria francese è stata sbalzata all’indietro per alcuni metri fermandosi accartocciata sul prato all’interno del tornante. Per estrarre l’uomo dalle lamiere sono dovuti intervenire i Vigili del Fuoco da Vestone con i loro divaricatori.
Inizialmente le condizioni di Emanuele Munari non sembravano nemmeno tanto gravi. I molti testimoni che hanno assistito alle operazioni di soccorso hanno riferito che è rimasto sempre cosciente e che ancora al momento di essere caricato sull’elicottero si lamentava.
I due occupanti trentini dell’Audi invece, protetti da avanzati sistemi di sicurezza, hanno rimediato lievi traumi tanto che hanno rifiutato il ricovero.
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