Prima pietra al «La Memoria»
di Ubaldo Vallini

E’ stata benedetta alla presenza di Roberto Formigoni, la prima pietra che d lo start ai lavori per l’ampliamento dell’ospedale gavardese.

 
“Che l’aiuto del Signore ci permetta di portare a compimento quest’opera”. Don Dino Rivetta non ha lesinato in raccomandazioni per assicurarsi che nei prossimi due anni tutto possa andare per il meglio.
Se n’è accorto anche lui che l’impresa non è di quelle semplici: 24 mesi per dotare il nosocomio valsabbino e gardesano di una nuova ala di 33 mila metri cubi distribuita su un’area di 11 mila metri quadrati, spendendo 31 milioni e mezzo di euro.
 
Ci vorrà un grande impegno, che il Governatore lombardo ha tenuto ad assicurare, ovviamente se sarà rieletto per la terza volta.
“Ormai tutti parlano dell’eccellenza del sistema lombardo – ha affermato Roberto Formigoni, nella sua visita gavardese che ha avuto luogo sabato mattina -. Siamo stati in grado di garantire i migliori servizi sanitari italiani e forse anche europei, penso che i cittadini lombardi possabo essere soddisfatti per come abbiamo gestito i loro soldi”.
 
Gi interventi
Prima di Formigoni hanno preso la parola la direttrice dell’Azienda ospedaliera di Desenzano Mara Azzi, che ha parlato di “giorno da segnare negli annali”, scendendo nei particolari ed illustrando quello che si profila come “un ampliamento che permetterà la riorganizzazione del servizio all’insegna della flessibilità nei ricoveri e soprattutto nelle funzioni dei singoli reparti”.
Aristide Peli, in rappresentanza della Giunta provinciale, ha parlato di “inizio di un percorso particolarmente importante per la Valle Sabbia e l’Alto Garda, a dimostrazione dell’attenzione riposta dalle istituzioni perché i servizi possano essere di qualità, ben gestiti dal punto di vista del bilancio e soprattutto in grado di dare risposte vere al territorio”.
 
“Laddove c’è l’utenza ci devono essere i servizi ospedalieri e quella di Gavardo è certamente una struttura che verrà costruita sui loro bisogni” ha affermato il sindaco di Gavardo Emanuele Vezzola, anche a nome dell’Associazione Comuni bresciani di cui è presidente, ponendo l’attenzione sul bacino d’utenza di 100 mila abitanti che vive un territorio piuttosto disagiato dal punto di vista degli spostamenti.
L’assessore lombardo alla Sanità Luciano Bresciani ha parlato più diffusamente dell’impegno che il suo assessorato ha sostenuto a livello regionale, perché potesse estendersi il più possibile “quella rete di funzioni ospedaliere capace di offrire ricovero e cura delle malattie, ma anche mansioni territoriali, come le cure palliative o il controllo dello scompenso cardiaco di chi se ne ta a casa a curare i suoi affetti”.
 
Stonature
Fra i presenti numerosi sindaci valsabbini e gardesani, i rappresentanti delle forze dell’ordine e quelli del mondo del volontariato.
Ad allietare la mattinata con la musica ci ha pensato la banda gavardese, che a un certo punto è stata la causa involontaria di un momento surreale: quando legni, ottoni e tamburi hanno intonato l’Inno di Mameli.
Allora fra le autorità presenti c’è stata una netta distinzione: chi ha cantato l’inno sull’attenti e a squarciagola, altri che sono invece rimasti con la mascella ben serrata, in una smorfia di disappunto. Sarà un caso? Questi ultimi eran tutti provvisti di cravatta o fazzolettino verde.
C’è chi afferma che si tratta di insignificanti dettagli e a volere veder bene c’è anche la possibilità che fossero tutti stonati e che non volessero fare brutte figure.
 
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