Pescatori preoccupati per il Chiese
di Ubaldo Vallini e Nerino Mora

«Se nel Chiese non si puň pescare da quattro anni, che ne č delle terre che con quell'acqua vengono irrigate?». E' solo una delle domande poste dai pescatori della Bassa Valle Sabbia

 
Ci siamo, anche quest’anno riapre la pesca alla trota. I pescatori son in fermento e preparano le attrezzature sperando in un’ottima stagione.
Puntuali però arrivano però anche i dubbi, almeno per le associazioni “La cascata” di Nuvolera, la “Prevallese” di Prevalle, l’Aps “La trota”, “Il cefalo” e il Gps “Galimberti” di Gavardo.
I responsabili di questi sodalizi infatti, che dedicano le loro attenzioni suprattutto alla presenza e alla salute della fauna ittica nel fiume di casa, il Chiese, nei giorni scorsi si sono riuniti per mettere nero su bianco alcune considerazioni alle quali non riescono a dare risposte certe.
 
“Com’è che nel Chiese, vittima di gravi episodi di inquinamento, quattro anni fa sono stati messi i divieti di pesca e non sono ancora stati tolti?” è solo una delle domande, da “girare” alle autorità preposte.
E la risposta potrebbe apparire scontata, se non fosse la stessa acqua scorre nel Naviglio dove invece la pesca è sempre stata possibile e “dove anzi la Provincia ha seminato trote dopo soli 15 giorni dalla moria di pesci regostrata nel fiume”.
Ma non è finita: “Controllando con attenzione le acque del Naviglio le cose non sembrano cambiate – aggiungono i pescatori nel loro documento -. Non si vedono gli avanotti e questo è un segnale molto negativo”.
 
E se anche quell’acqua fosse inquinata?
Il problema assumerebbe una dimensione certo più vasta e non sarebbero solo gli appassionati di canna, lenza ed esca a soffrirne: “Il problema grave è che l’acqua va ad irrigare i campi e le sostanze inquinanti, se ci sono, finiscono dritte nella catena alimentare perché il granturco diventa farina per la polenta, il grano pane, l’erba la mangiano le mucche e finisce nel latte per i nostri figli e così via, senza considerare il fatto che molte aziende si sono trasformate e coltivano prodotti biologici con impegno e tanti sacrifici” ricordano infatti i pescatori, che puntano il dito contro gli inquinatori per il danno immenso che questi provocano, ma anche in direzione di chi ha la responsabilità della salute dei cittadini e il dovere di fermare questo scempio che dura da almeno dieci anni.
 
Ubaldo Vallini e Nerino Mora
 

 

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