“I confècc co la mandorla amara”
di red.

Dopo il successo al debutto, torna in replica al teatro parrocchiale l’ultima fatica della compagnia amatoriale “Chi del Pascl” di Sabbio Chiese.

A grande richiesta torna in scena questo venerdì nel teatro parrocchiale di Sabbio Chiese la locale compagnia amatoriale “Chèi del Pascàl”, che ripropone, visto il grande successo registrato al debutto, il mese scorso, la commedia dialettale in due atti “I confècc co la mandorla amara”.

L’appuntamento con la commedia dialettale in due atti di Velise Bonfante, con la regia di Davide Tartaglia, è alle 20.45 al teatro parrocchiale.

Questa la trama. L'arte di produrre i confetti trova la sua massima espressione in Italia nella città abruzzese di Sulmona, dove la pratica di ricoprire le mandorle con numerosi strati di zucchero sapientemente levigato ed aromatizzato, affonda le sue radici nella notte dei tempi, tramandandosi da allora di padre in figlio, con ricette segrete gelosamente custodite in ogni famiglia artigiana. Ma, oltre ad essere una dolcezza gastronomica di infinita bontà, il gustoso dolciume è anche un’incredibile quanto inaspettata allegoria della razza umana, almeno secondo il pensiero del professor Bartolomeo, che vede in ognuno di noi – sé stesso compreso – un animo cinico avvolto con eleganza ed abilità in un guscio di buone maniere e di atteggiamenti affabili.

La vicenda narrata nella commedia, infatti, prende il via da un incontro, informale ma ufficiale, tra la famiglia del professore e quella dei futuri (probabili) consuoceri, dove ognuno cercherà di essere all’altezza delle aspettative dell’altro, in un susseguirsi di atteggiamenti buffi quanto surreali, che avranno come solo scopo quello di camuffare nel miglior modo possibile – o nella maniera più convincente – la propria mandorla amara.

E così, gli eventi raccontati non potranno che confermare la tesi di Bartolomeo: i personaggi esposti nel campionario dallo spettacolo dimostrano inequivocabilmente, ed in modi del tutto diversi tra loro, una grottesca quanto sorprendente somiglianza. Quale?
Quella – e non poteva essere altrimenti – con le squisite prelibatezze prodotte ad arte in quel di Sulmona.

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