Il parroco di Vobarno lancia l'allarme
Il tema della ricostruzione degli edifici religiosi nel post terremoto è stato affrontato più volte. Ma è necessario riparlarne per sottolineare una realtà generale difficile, che a Vobarno raggiunge livelli davvero gravissimi.

Il tema della ricostruzione degli edifici religiosi nel post terremoto è stato affrontato più volte.

Ma è necessario riparlarne per sottolineare una realtà generale difficile, che a Vobarno raggiunge livelli davvero gravissimi. Peggiorata ulteriormente da un provvedimento che sembra destinato a rendere irrecuperabile la situazione.

A lanciare l’allarme è don Mario Benedini, parroco di Vobarno e Pompegnino. «Il nuovo problema arriva con l’ordinanza 924 del Commissario delegato per l’emergenza - dice -. Sancito al punto 6 che l’attività istruttoria per l’approvazione dei progetti di ripristino degli edifici ecclesiastici va concluso entro il 30 giugno 2007, al punto 9 aggiunge: "Il via all’esecuzione dei lavori dev’essere entro il 30 settembre 2007". Diversamente - aggiunge sconsolato il parroco - si perde il contributo».

Un traguardo impossibile da raggiungere: «Stando all’ordinanza, entro 6 mesi tutti i lavori delle chiese danneggiate dal terremoto dovrebbero partire. Non ce la faremmo mai. Non solo non ci sono i soldi per i restauri - prosegue il religioso - ma c’è anche un debito di 900 mila euro verso il nostro progettista.

Dove li troviamo, con 10 chiese da sistemare e con la disponibilità di non più del 50% del denaro necessario arrivata attraverso i contributi? Solo con un miracolo i lavori potrebbero partire».

Una panoramica sugli edifici religiosi vobarnesi da curare? L’elenco si apre con S. Rocco, e con un progetto approvato per 100 mila euro finanziato per 48.000, e si prosegue con la canonica della parrocchiale (servono 250.000 euro finanziati al 50%); con il santuario della Madonna della Rocca, con un progetto approvato per 160.000 euro e finanziato per la metà, e con la parrocchiale dei santi Gervasio e Cipriano di Teglie, una frazione di 120 anime (il tetto sta cedendo, e il muro di contenimento si sta lasciando andare): in questo caso servirebbero 400.000 euro, ma ne arriveranno 74.000.

Poi, a Pompegnino, per San Benedetto arriveranno 340.000 euro, «ma per sistemare la chiesa ne servono 600 mila. Dove troviamo il resto?».

E dopo la chiesa dell’Immacolata del capoluogo, con annesso Centro sociale, ecco la botta peggiore per la comunità: «Per risanare Santa Maria Assunta, parrocchiale nata 251 anni fa e sempre rimasta agibile, servono lavori per due milioni di euro, destinati a sistemare tetto e affreschi, e ne servirebbero altrettanti per sistemare il pavimento, la cui volta sottostante ha ceduto, e le 2 volte laterali che si stanno "avvicinando". Il pavimento potrebbe sprofondare - continua il parroco -. E dove troviamo i 4 milioni di euro che servono, iniziando poi i lavori entro 6 mesi come previsto dall’ordinanza?».

Da uomo di fede, per la chiesa principale il parroco cerca il miracolo: «Ma un miracolo politico, dato da contatti già in corso - spiega - con il governo. Devono aiutarci, perchè da soli non ce la facciamo».

Cosa intende fare don Mario? «Non mi fascio certo la testa. Ma se posso chiedere un sacrificio ai miei parrocchiani per sistemare il pavimento, come posso pensare di proporlo anche per tutto il resto? La soluzione è semplice: visto che i soldi non ci sono, nessuno dei lavori partirà per tempo, e le chiese di Vobarno resteranno come sono finché staranno in piedi. In attesa del miracolo».

Di Massimo Pasinetti
Da Bresciaoggi
0317Vobarno.jpg