Comici di casa nostra
di red.

Ruben Spezzati č di Preseglie, ha 34 anni ed č impiegato ad Agnosine in un impianto di smaltimento rifiuti. Marco Zuanelli di primavere ne ha viste una decina di piů, abita a Salň e fa «El Pastiser» in «Fossa».

Ruben Spezzati è di Preseglie, ha 34 anni ed è impiegato ad Agnosine in un impianto di smaltimento rifiuti. Marco Zuanelli di primavere ne ha viste una decina di più, abita a Salò e fa “El Pastiser” in “Fossa”.
C’è il lavoro dunque a tenerli occupati, poi ci sono le rispettive mogli e i figli. loro però non sono come gli altri.
I due amici, infatti, il valsabbino e il gardesano, trovano anche il tempo di dare libero sfogo alla loro vena artistica e con ritmi da affermati professionisti: dalla festa privata al festival nazionale, dal famoso locale milanese alla festicciola di beneficenza con l’Avis, passando per il 118, il concerto dei diversamente abili o il centro sociale. Sono due artisti, suonano abbastanza bene chitarra, pianoforte e armonica a bocca, la loro però è una vena comica.

Si fanno chiamare i “Peripatetici” e hanno all’attivo decine di partecipazioni nei “laboratori artistici” di cabaret fra i quali Zelig, Colorado Cafè, Rockhouse. Hanno partecipato a una dozzina di “finali” nazionali nei festival di cabaret in tutta Italia e a programmi televisivi del tipo “Buldozer”, “Pezzi di ricambio” e “Fiori di Zucca”.
Come dei veri professionisti si portano appresso “materiale comico” per uno spettacolo che potrebbe durare anche un paio d’ore, riducendolo poi ad una sessantina di minuti scegliendo in base alla risposta alle sollecitazioni che riscontrano in sala, come si usa per tenere viva fino in fondo l’attenzione del pubblico.
Inutile dire che per fare in questo modo il “duo” di Ruben e Marco dev’essere particolarmente affiatato.

Il repertorio dei “Peripatetici” comprende peronaggi-macchietta come il samurai, il prete, il “Poetas Andalusias de Or”, il disoccupato, il carcerato o il ballerino. Parti che vedono Marco e Ruben alternarsi nel ruolo di spalla e di soggetto trainante. Così anche quando recitano poesie o cantano canzoni da loro composte.
Un ruolo particolare nei loro spettacoli lo ricopre il dialetto bresciano “da noi ritenuto un patrimonio culturale da valorizzare e tramandare nel tempo” dicono. Lo utilizzano dunque: a piene mani quando il palco è montato in provincia; a piccole dosi altrove, mettendo qualche parola qua e là facendo leva soprattutto su alcuni tipici, riconoscibilissimi e stereotipati modi di dire.
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