«Craxi, politico antiborghese»
Ci scrive Celso Vassalini affrontando il tema della morte in esilio di Craxi. Pubblichiamo volentieri e ci piacerebbe che a questo proposito qualcuno potesse ricordare la Valle Sabbia di quei tempi.

 
Cortese Direttore,
gradirei di essere ospitato dal Suo Giornale con questa mia riflessione che è anche parte della mia storia, in quanto uomo di cultura Socialista.
Nella storia dell’uomo, è successo a gente molto meglio di Craxi e molto peggio di Craxi: Craxi muore tecnicamente da latitante. Dopo tanti anni dalla sua morte questo termine non è più adatto.
Craxi fu certamente un politico di primo ordine, di prima grandezza, ma che probabilmente sottovalutò, non seppe valutare a pieno la conseguenza di alcune sue scelte. Poi sono personalmente convinto che a quel discorso nel 1992 alla Camera dei Deputati vi fosse stato qualcuno che si fosse alzato, per condividere quelle affermazioni rispondenti alla realtà, forse le cose potevano andare diversamente.
 
Anche se ritengo che sul punto dell’esiliato o del latitante si dovrebbe ora fare definitivamente chiarezza.
Se fosse stato un latitante il Governo italiano e la magistratura avrebbero dovuto perseguirlo e arrestarlo. Questa è la condizione reale giuridica di in rifugi to politico, che perseguitato nella sua patria trovò ospitalità e protezione da un Governo, come quello tunisino, amico, che aveva normali rapporti diplomatici con il nostro paese.
Quindi la sua condizione reale è questa, quella di un rifugiato politico protetto da un governo amico dell’Italia, perché in Italia era perseguitato quello che era la dizione del tempo, era nei suoi confronti ben più di un fumo di persecuzione, ma apparenza di persecuzione.
 
Il teorema sul quale è stato condannato cioè non poteva non sapere ciò che chiunque nel partito faceva, approfittando del finanziamento illecito, magari per scopi personali.
Be, questo è un teorema assolutamente falso.
Non c’era stato solo una dilatazione di finanziamento illecito nella realtà soprattutto del governo locale, dunque provincie e regioni e comuni, gli enti locali.
Ciò era la conseguenza di due fattori diversi: il primo è stato quel processo di democratizzazione senza obiettivi, la moltiplicazione di luoghi decisionali, consigli di zona, consigli sanitari, consigli di unità scolastiche, la moltiplicazione di enti locali in tutti quei luoghi nei quali qualcuno aveva una responsabilità.
Cittadini venivano investiti di responsabilità e purtroppo spesso questa responsabilità è stata trasformata in un potere di veto o di ricatto o di estorsione, nei casi peggiori.
Quindi c’era sta ta una dilatazione della corruzione, soprattutto ripeto a livello locale.
 
E il secondo aspetto, cambia completamente lo scenario politico mondiale, crollano i muri, il nemico di un tempo cioè il comunismo non è più il nemico agli occhi dell’occidente e questo libera certamente delle forze e creerà una situazione politica italiana certamente fatto nuovo, in cui forze anti-sistema, il Movimento Sociale post fascista, la Lega forza nuova di quell’epoca già aveva preso l’8% e da allora ad oggi non simuove da li.
E il partito Comunista come potenziale interlocutore non è più guardato come forza anti sistema anche agli occhi della Regina di Inghilterra.
 
Se riusciamo a fare sintesi, intrecciando le varie analisi che in questi giorni appaiono, ci avvicineremo molto, secondo me, alla verità storica; ma occorrerebbe fare sintesi delle cose che appaiono, la reazione dei poteri forti, dei poteri finanziari c’è stata irruzione di un fattore assolutamente inaspettato, irruzione della forza per quanto ammantata di legalità, si tratta di irruzione della forza che ha sconvolto i giochi politici.
E c’è stata una sottovalutazione o una non perfetta comprensione, da parte di Craxi, delle conseguenze dei crolli dei muri e una certa superbia nell’affronta re la questione comunista.
 
E’ l’insieme di questi fattori che spiega quello che è successo.
E tutto questo non stupisce di Craxi, che era un uomo di grande visione del futuro, secondo me, la fine dell’Unione Sovietica, il rapporto con mondo Arabo ecc.. Craxi creò il primo Ministero dell’Ambiente in questo paese, il primo Ministero per le Pari Opportunità, ecc.
 
Poi volevo fare una osservazione che ho sentito in questi giorni, perché mi pare sia unmodo di non rendere adeguato riconoscimento a Craxi, quello di dire: ci basterebbe fosse considerato come l’On. Berlinguer o come l’On. De Mita.
No, Craxi è stato molto di più di Berlinguer e di De Mita che sono stati dei politici di grande rispetto, però sono stati leader di partito, essenzialmente non sono stati altro che questo, non hanno inciso nella realtà italiana, non hanno cambiato il modo di governare e attraverso il governo anche fatti importanti della società italiana.
 
Craxi è stato ben più grande, è stato un uomo che ha agito, che ha cambiato, che ha fatto, oltre essere stato un leader politico come De Mita e Berlinguer è stato un uomo di Stato in senso proprio. E lo è stato quando era, qui in Italia, e secondo me è stato grande anche nel rifugio tunisino e rimase come un punto di dissenso, di contestazioni contro molti vizi nazionali.
Contro la cultura dell’odio, ma anche quella dell’ipocrisia e anche contro quel perbenismo.
 
Ecco, Craxi era anti borghese in questo senso.
Contro quel perbenismo tipicamente borghese che purtroppo permea una parte importante della nostra società, della nostra cultura che non vuole mai andare a fondo nelle questioni.
No, lui rimane un punto di contestazione e in questo sta la sua grandezza, oltre essere stato un grande uomo di Stato.
La storia del nostro paese, delle nostre città, nonostante quello che noi forse pensiamo, diciamo, è una storia molto drammatica; ecco, non è la storia di Alberto Sordi, per esempio.
 
Tant’è vero tragica, tant’è vero che noi abbiamo due eventi drammatici che si ricollegano con le vicende che ho descritto.
E’ la morte dell’On. Aldo Moro, anche la morte dell’On. Enrico Berlinguer hanno un taglio drammatico. E poi la fine della vicenda dell’On. Presidente Benedetto Craxi.
Noi abbiamo bisogno di sbarazzarci delle categorie dell’odio e di quelle dell’amore: qui non si tratta di far ricorso a queste due categorie.
 
Per riesaminare la vicenda, che non è la vicenda di Craxi, è la vicenda nostra, della storia del nostro Paese, abbiamo bisogno di ricorrere alla categoria della ragione.
Lasciamo stare l’odio e l’amore e cerchiamo di capire meglio di quanto è stato fatto finora, cosa ha rappresentato Craxi, le sue idee e i suoi progetti e anche le cause del suo fallimento è la storia del nostro Paese.
Sarebbe stato meglio se alcune di quelle ipotesi avessero trovato un elemento positivo, come io auspico, per il bene delle nostre città e per gli uomini e donne onesti che tengono nel loro cuore i valori fondanti per il bene dei propri cittadini.
 
Celso Vassalini
 
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Credo sia stato buttato via il bambino con l'acqua sporca, che è un nostro vecchio vizio.
Ma di acqua sporca ce n'era, eccome che ce n'era.
 
Ubaldo Vallini
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