Quale destino per lo stadio di Villanuova?
I tesserati dell’Unione sportiva Villanovese, la società calcistica di Villanuova, vogliono che il sindaco e gli assessori rispondano una volta per tutte a una domanda: «Quale sarà il destino del nostro stadio?».

Si dice spesso che accontentare tutti è impossibile. Una «massima» ben conosciuta dai tanti politici e amministratori italiani, spesso per questo fini maestri del compromesso.

Chi governa a livello locale ha però contatti molto diretti con i propri «datori di lavoro», ovvero con i cittadini che, attraverso il voto, delegano gli oneri e gli onori della politica. Gestire un Comune, per esempio, significa fare scelte calcolate in base a necessità e priorità, ma di conseguenza significa anche assumersi di persona, davanti alla cittadinanza le responsabilità delle proprie decisioni.

E proprio questo chiedono, ai loro governanti, i circa 220 tesserati dell’Unione sportiva Villanovese, la società calcistica di Villanuova. Vogliono che il sindaco e gli assessori rispondano una volta per tutte a una domanda: «Quale sarà il destino del nostro stadio?».

Le motivazioni della richiesta vanno ricercate nelle difficoltà finanziarie del comune valsabbino, sulle cui casse grava un disavanzo di circa un milione di euro da sanare il più in fretta possibile. Molto si è detto, negli ultimi tre mesi dello scorso anno, in merito alle strategie di recupero del deficit; e le differenti visioni avevano anche spaccato la maggioranza di centrosinistra.

Dato per certo che si dovrà per forza vendere alcuni beni per reperire i fondi necessari, si era aperto il «giro di scommesse» relativo a quali proprietà sarebbero state messe in vendita.

Fra le varie ipotesi c’era anche quella dello stadio comunale di via Carpen: un impianto effettivamente vecchio, anzi, obsoleto, che rientra a malapena nei parametri minimi imposti dalla Federazione. Ma comunque l’unico disponibile per le sette squadre che vestono i colori bianconeri della Villanovese.

Più volte, però, l’amministrazione ha rassicurato i dirigenti della società: l’impianto non sarebbe stato ceduto se prima non ne fosse stato costruito uno nuovo.

Ma negli ultimi giorni le preoccupazioni dei vertici bianconeri sono aumentate, perchè dagli uffici comunali del settore Lavori pubblici è arrivata una strana richiesta: «Oltre ad aver accennato concretamente alla vendita dello stadio, volevano l’elenco dei nominativi di tutti i tesserati della società per avere un quadro della situazione della stessa. Nominativi che noi non abbiamo fornito perchè la legge sulla privacy ci impone di non farlo», fanno sapere dalla dirigenza.

«Ci è sembrato poco corretto che la richiesta sia stata fatta non al presidente o alla segretaria - aggiungono all’Unione sportiva -, ma a una terza persona che è sì tesserata, ma che non si occupa assolutamente di questioni burocratiche e normative».

«Insomma, ci siamo insospettiti - dice il presidente Toni Bertasio - e adesso vogliamo vederci chiaro perchè siamo molto preoccupati».

Tanto da organizzare una raccolta di firme che in pochi giorni, e senza pubblicità ha fruttato già circa 250 adesioni. «Vogliamo sollecitare l’amministrazione a organizzare un incontro pubblico in cui ci venga chiaramente detto se l’impianto verrà effettivamente venduto.

E se così sarà ci dovranno spiegare come faremo noi a continuare - prosegue il presidente -. Ho già incontrato il sindaco nei mesi scorsi, spiegandogli che per noi sarebbe stato impossibile spostarci anche solo per un anno in un altro comune; e lui mi aveva garantito che quelle sulla vendita dello stadio erano pure illazioni».

«Qui si rischia di mettere in gioco il futuro di 170 atleti e 50 dirigenti - conclude Bertasio -; tra l’altro in una stagione in cui la Villanovese sta andando alla grande non solo con la squadra maggiore, ma soprattutto con il settore giovanile. Una cosa è certa: noi da qui non ci muoveremo se prima non ci verrà dato un altro impianto».

Luca Cortini
Da Brescioggi
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