Acb rischia la spaccatura
di Ubaldo Vallini

«Cominciamo a dubitare della capacitŕ di rappresentanza dell’Acb di tutti i comuni ad essa referenti, ivi compresi i nostri». Bagolino e gli altri «confinanti» attaccano l'Associazione Comuni Bresciani.
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“Riteniamo scorretto l’operato dell’Associazione Comuni Bresciani che ha preferito chiudere qualunque confronto con un discutibile ed incomprensibile comportamento, ben lontano dai rapporti istituzionali di norma ed in antitesi con la natura stessa dell’Associazione, in quanto rappresentante imparziale dei Comuni bresciani”.

Bagolino, Cevo, Ceto, Ponte di Legno, Saviore dell’Adamello, Breno, Idro, Valvestino, Magasa, Tremosine e Limone sul Garda non ci stanno. Si coalizzano, affidano il coordinamento al sindaco bagosso Marco Scalvini, e rilanciano le loro istanze arrivando ad affermare: “cominciamo a dubitare della capacità di rappresentanza dell’Acb di tutti i comuni ad essa referenti, ivi compresi i nostri”.
La vicenda è ancora una volta quella dei fondi previsti dalla “norma antisecessione” che risale al 2005 e che aveva portato il Governo di allora a prevedere di spostare 10 milioni di euro dalle casse delle Province autonome di Trento e di Bolzano a quelle “dei comuni delle tre province confinanti”. Interpretata dall’attuale Esecutivo, la norma aveva portato ad una distribuzione “a pioggia” di tali fondi in tutte le casse comunali di tutti i comuni, finendo col penalizzare proprio le zone di confine che si erano viste attribuire fra i 2,90 e i 4,70 euro per abitante.

Una serie di successivi provvedimenti cambiavano le cose, ma solo un po’: agli 11 “comuni confinanti 36 euro per abitante, 2 euro per i rimanenti 195 comuni bresciani. Gli 11 però chiedevano di trovare soluzioni per loro più vantaggiose, confidando che l’Acb avrebbe potuto tenere aperto un tavolo di confronto. Dopo il primo incontro, però, Acb in sostanza aveva risposto “picche”: “Una maggior equità nella distribuzione di tali fondi è senz’altro auspicabile – aveva detto Carlo Panzera -. La ricerca di nuovi criteri è però compito del legislatore”.

“Questa è una delle occasioni per dimostrare che la giustizia supera una legge, sapendo che ciò che è giusto fare è diverso da quello che si può fare” insistono “gli undici”, che ad Acb chiedono; di riconoscere la richiesta di un tavolo con i sindaci dei Comuni con più di 15mila abitanti; di ricominciare a collaborare per la stesura di un nuovo testo di Legge; di riconfermare il suo impegno per i rapporti con i parlamentari bresciani; di concentrare gli sforzi per un incremento del fondo, la tutela dei piccoli comuni e la garanzia dei diritti degli 11 comuni confinanti; di tornare ad essere l’espressione imparziale delle istanze di tutti i 206 comuni bresciani.

Detto “in soldoni” la richiesta dei comuni che soffrono della vicinanza dei ricchi “cugini” trentini, è quella di essere “risarciti” ogni anno con 80 euro per abitante, come prevedeva l’iniziale proposta. “Se poi il fondo, tenendo conto del parametro provinciale, potrà essere incrementato e questo consentirà di mantenere anche i trasferimenti attualmente previsti per gli altri 195 comuni, sarà ancora meglio”.
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