Due «prime» ad Agnosine
di Elena Corioni

Da una parte il teatro della Scala con la Carmen trasmessa in diretta, dall'altra Elena, che ha assistito per la prima volta ad un'opera lirica

 
Lunedì 7 dicembre un’interessante iniziativa culturale ha coinvolto il nostro paese. La Carmen, l’opera scelta quest’anno per inaugurare la stagione lirica del Teatro della Scala, è stata trasmessa dalla rai all’estero e anche in alcuni teatri italiani, tra cui proprio il nostro Giovanni Paolo II .
Niente abiti lunghi, smoking o importanti gioielli, ma comunque tanta trepidazione per uno degli eventi più conosciuti e apprezzati non solo in Italia, ma nel mondo.
Un buon numero di persone ha riempito le poltrone del teatro per assistere ad una Carmen che si sospettava avrebbe suscitato clamore e non ha smentito le previsioni.
 
Lo spettacolo è iniziato verso le 18: l’opera è divisa in quattro atti per una lunghezza complessiva di 3 ore e 45 minuti comprese le pause.
Fortunatamente negli intervalli è stato possibile rifocillarsi grazie a dei deliziosi panini preparati dal bar dell’oratorio, mentre tra un boccone e l’altro ci si scambiava le prime impressioni.
Premetto fin da subito che non sono un’esperta di opera lirica, anzi questa è stata la prima a cui abbia mai assistito, e quindi non mi addentrerò in dettagli tecnici o commenti particolarmente raffinati; posso solo darvi il mio parere da semplice spettatore.
 
All’inizio ero un po’ scettica: l’opera lirica spesso si rivela noiosa e “difficile” per il gusto contemporaneo e il fatto che in questo caso fosse interamente in francese non facilitava la situazione.
Nonostante tali pregiudizi iniziali questa Carmen mi ha piacevolmente stupito: l’ho trovata appassionante e coinvolgente, per nulla fredda o rivolta solamente ad un pubblico di intenditori, come spesso è l’opera lirica.
I cantanti sono stati anche dei bravi attori, capaci di coinvolgere emotivamente il pubblico e rendere molto passionale l’interpretazione.
 
Probabilmente per i più tradizionalisti alcune scelte della regista sono apparse troppo forti e grottesche, come le immagini dei tori insanguinati, l’esposizione di arti di gesso come ex-voto, la veemenza della scena finale che ricordava una violenza, l’eccessivo simbolismo religioso, motivi per i quali una parte del pubblico ha manifestato il suo dissenso con “buu” e fischi.
Io al contrario ritengo che sia stata una rappresentazione ricca di pathos ed emozione, per questo in grado credo di coinvolgere anche i più giovani, fatto più unico che raro per un’opera lirica.
 
Nel piccolo teatro di Agnosine di fischi invece non se ne sono sentiti, anzi siamo tutti usciti con il sorriso sulle labbra, soddisfatti della piacevole serata trascorsa.
E mentre alla scala ministri, imprenditori e artisti si concedevano un buffet in piedi in virtù delle ristrettezze economiche dovute alla crisi, nel nostro oratorio venivano offerte, in perfetto clima natalizio, ottime fette di panettone.
 
Elena Corioni
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