Una lezione di volontariato
di red.

Un contributo dell’Avis al servizio delle associazioni del territorio per riflettere sulle motivazioni al volontariato

Nell’ambito delle manifestazioni proposte dall’Avis di Odolo e Preseglie in occasione del 40° anniversario della fondazione della sezione di Odolo, a cui si unì poi quella di Preseglie, una serata interessante all’Auditorium della Biblioteca di Odolo che gli organizzatori hanno pensato per la cittadinanza e anche per tutte le altre associazioni attive sul territorio.

“Che senso diamo al fare volontariato oggi? Libertà? Responsabilità? Solidarietà?…” questa la domanda alla quale sono stati chiamati a rispondere Giampietro Briola, presidente dell’Avis Provinciale e già presidente del Centro Servizi per il Volontariato e Silvano Corli, docente dell’Università Cattolica e già Sindaco di Lumezzane. Entrambi i relatori hanno voluto insistere sull’atteggiamento del volontario che è ciò che veramente lo qualifica rispetto semplicemente al fare.

E’ la competenza al “saper essere” che viene chiesta al volontario e non tanto la “competenza al saper fare”, così dunque per esempio anche il tabù della donazione del sangue estesa anche agli extracomunitari diviene interessante per Briola solo se motivo per favorire l’integrazione degli stessi e non tanto per raccogliere qualche sacca di sangue in più. Accorato l’appello dei relatori affinché l’associazione collabori lealmente e con disponibilità con le altre associazioni e con le Istituzioni che sole possono garantire la migliore ricaduta sociale delle iniziative.

La presidente della sezione odolese Adele Caini ha sollecitato l’intervento su due questioni particolarmente sentite dagli avisini valsabbini: il calo della partecipazione dei giovani e la mancanza di una sede stabile per l’associazione.

Per il primo problema il presidente Briola ha confermato che anche a livello provinciale i donatori attivi si collocano per lo più in una fascia di età compresa tra i 35 e i 55 anni poiché quelli più giovani hanno spesso stili di vita che non si conciliano con la donazione del sangue, non è il caso di drammatizzare però poiché si sa che è una fase temporanea, è però certamente inquietante soprattutto quando si riflette sul fatto che spesso sono gli adulti a non trasmettere ai giovani i valori della solidarietà autentica e del sacrificio. Nel fatto che manchi una sede stabile alla sezione il presidente Briola vede più una opportunità che un problema, l’opportunità di mantenersi attivi e vitali nelle proposte aggregative senza rischiare l’abitudine che spegne l’entusiasmo della partecipazione.

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