Chi avvelena le piante?
Un grosso punto di domanda «pesa» da tempo sul verde pubblico gavardese. Un dubbio che interviene ogni volta che l’amministrazione gavardese provvede a piantare nuovi arbusti. La domanda è sempre la stessa: «Sopravviveranno?».

Un grosso punto di domanda «pesa» da tempo sul verde pubblico gavardese. Un dubbio che interviene ogni volta che l’amministrazione provvede a piantare nuovi arbusti. La domanda è sempre la stessa: «Sopravviveranno?».
Il motivo? Le piante a volte non sopravvivono perchè vengono uccise, avvelenate da una o più mani ignote con una modalità che sembra nascondere soprattutto una volontà di rivalsa, anche se non si riesce a capire contro chi e per quali motivi.

È già successo in tre occasioni, due nella primavera dello scorso anno e l’altra a novembre, e la meccanica è sempre la stessa: quando i giovani fusti hanno attecchito, qualcuno li irrora con sostanze chimiche mortali.

«Dagli effetti visibili, ma anche dalle analisi che abbiamo commissionato, si deduce che l’avvelenamento viene effettuato con un diserbante o con prodotti simili» spiega Aldo Micheli, assessore all’Ambiente.
«La prima volta - prosegue - era accaduto con le rose messe all’interno della rotonda all’incrocio fra via Ferrovia e via Franchi. All’inizio pensavamo fossero morte a causa dell’eccessiva presenza di sale nel terreno, dovuta all’ampio utilizzo che ne era stato fatto nell’inverno precedente sulle strade. Poi è arrivato l’episodio più significativo: mille carpini uccisi con lo stesso metodo, lungo i primi 1.500 metri della pista ciclabile Gavardina».
«In entrambi i casi - aggiunge l’assessore - abbiamo voluto escludere ogni possibile causa ambientale prima di pensare che l’origine fosse vandalica, ma il laboratorio non ha lasciato dubbi: qualcuno aveva sterminato gli alberelli con agenti nocivi».

Poi, in novembre scorso si è verificato il terzo episodio, che ha coinvolto circa 2.500 campanule, 45 ortensie e un centinaio di rose piantate fuori dal cimitero di Gavardo soltanto un mese prima.
«Tutto lascia pensare che questi gesti siano una sorta di vendetta, figli di un atteggiamento che ha qualcosa di quasi mafioso - dice Micheli senza nascondere una certa amarezza -. La logica porta a credere che l’autore ce l’abbia con l’amministrazione, ma non si capisce perchè».

Una certezza però c’è: chi ha irrorato i germogli era probabilmente dotato di una strumentazione adatta; perchè avvelenare ben mille carpini non è un lavoro da poco.
Forse, però, l’ignoto avvelenatore sarà ora più prudente, sapendo che i carabinieri hanno ricevuto una denuncia degli amministratori corredata dalle analisi che provano il nuovo atto doloso. Intanto, il danno è stato quantificato in più di 10 mila euro.

Luca Cortini da Bresciaoggi


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