Scarcerati i tre giovani in carcere da martedì
«Non pagano la coca, spacciatore chiama i carabinieri e incolpa i clienti di rapina».
Sarebbe questa la nuova ricostruzione della vicenda che ha reso protagonisti a Gavardo per una notte tre valsabbini e un marocchino.


Lui non era andato a visitare i parenti. Loro non sono rapinatori.
La storia, per la quale all’alba di martedì sono finiti in carcere due fratelli di Gavardo di 25 e 30 anni e un loro amico di Villanuova di 25 anni, è un’altra. Almeno per il giudice delle indagini preliminari Lorenzo Benini.

Lui, il marocchino che chiamò i carabinieri di Salò per denunciare una rapina di 300 euro, in realtà è uno spacciatore. Loro, i tre giovani clienti che gli avevano acquistato una dose di cocaina, semplicemente degli acquirenti insoddisfatti che, non potendo esercitare il diritto di recesso, hanno deciso di non pagarlo per quella polverina «tanto fumo e niente arrosto».
Avessero lontanamente sospettato che il loro «spacciatore» avrebbe avuto l’ardire di mettere mano al cellulare e chiamato i «nemici» carabinieri per ottenere giustizia, i tre ragazzi, tutti incensurati, avrebbero pagato con gli interessi la «striscia» di quella sera. La dose scroccata, infatti, è costata loro due giorni a Canton Mombello. Un’esperienza non certo da sballo.

Tutto accade tra la notte di lunedì e le prime ore di martedì. Il marocchino chiama il 112, racconta la sua versione e indica i responsabili della rapina. I carabinieri di Vobarno, compagnia di Salò, intervengono e trovano subito i tre amici, supposti rapinatori. Non credono alla loro versione e li portano in carcere martedì, di prima mattina.
In cella i tre restano due notti, in attesa di vedere il giudice e di raccontargli la loro verità. Una versione alla quale il giudice delle indagini preliminari Lorenzo Benini ha creduto.
I ragazzi hanno ammesso di aver cercato il marocchino per il divertimento di una sera e di essere stati truffati dall’uomo che avrebbe rifilato loro cocaina scadente. Davanti a questa ammissione, condita dalla confessione dell’uso della cocaina, il gip si è convinto dell’innocenza dei ragazzi e ha disposto la loro immediata scarcerazione.

Dopo aver assunto contorni assolutamente diversi da quelli tratteggiati dal «pusher» che ha chiesto aiuto ai carabinieri, ora la vicenda potrebbe avere un epilogo completamente diverso, nel quale le parti rischiano di ribaltarsi. Il marocchino potrebbe essere incriminato per calunnia, avendo accusato i tre di rapina pur sapendoli innocenti, ma anche per cessione di sostanza stupefacente. Ammesso, ma evidentemente non concesso, che la cocaina venduta ai tre giovani fosse qualificabile come tale. Ai tre ragazzi della Valsabbia di sicuro non è piaciuta.

pi. pra.
dal Giornale di Brescia
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