Il ricordo di un tragico bombardamento
Nel gennaio del 1945 il centro storico di Gavardo fu quasi completamente distrutto dal bombardamento aereo delle truppe alleate. Una incursione che lasciò sul campo 50 vittime, tutte civili: 26 donne, 17 uomini e 7 bambini.

Il recupero della memoria storica è stato un tema particolarmente approfondito negli ultimi giorni di gennaio, complice indubbiamente la ricorrenza della «Giornata della Memoria», fissata al 27 e dedicata al ricordo delle vittime delle persecuzioni razziali nazifasciste durante la Seconda guerra mondiale.

Dal 27 al 29 il passaggio è stato breve, ma per Gavardo è stato un po’ come uscire da una fossa per entrare in un baratro. Perchè il ventinovesimo giorno del 1945, il centro storico del paese fu quasi completamente distrutto dal bombardamento aereo delle truppe alleate. Una incursione che lasciò sul campo 50 vittime, tutte civili: 26 donne, 17 uomini e 7 bambini.

Unendo il profondo cordoglio e la (potenzialmente) grande capacità di stimolo alla riflessione che si celano dietro a queste ricorrenze, l’amministrazione comunale, la biblioteca civica e i volontari del Centro sociale «Incontro» hanno pensato di aggiungere un ulteriore valore al già ricco programma di iniziative organizzate per celebrare il ricordo di quelle tragedie.

L’idea di base era semplice: è inutile tentare di dare significato alla storia se i giovani non diventano protagonisti di questa valorizzazione. Soprattutto perchè è vero che il recupero della memoria deve servire per scongiurare in futuro il ripetersi di ogni atrocità.

Ecco perchè, nella mattinata di mercoledì 31 gennaio, nell’auditorium «Cecilia Zane», le classi quarte e quinte delle elementari di Gavardo (esclusa la parrocchiale) e Sopraponte hanno potuto guardare negli occhi nove testimoni del bombardamento, ricevendo da ognuno un vivo ricordo di quella giornata.

Angela Bonomi, Flaminia Almici, Antonio e Vittorino Abastanotti, Luigi Orlini, Piero Simoni, Antonio Goffi, Giovanni Tobanelli e Renato Paganelli hanno raccontato a oltre cento ragazzini la loro tremenda esperienza, in bilico fra paura, incapacità di comprendere, dolore e rabbia per la ferita profonda inferta al cuore di Gavardo e dei gavardesi.

Uno squarcio che sembra riaprirsi ogni volta che qualcuno dei narratori rispolvera le immagini e i suoni di quel 29 gennaio. Prima i rumori degli aerei alleati, poi gli scoppi, le colonne di fumo e polvere, le macerie delle case. E i corpi delle vittime distesi inizialmente in una chiesetta adiacente piazza de’ Medici, e poi spostati nella parrocchiale man mano che il numero dei morti cresceva.

Infine, dopo le deflagrazioni, solo tanto silenzio. Fino a quando non iniziò il frenetico lavoro di recupero delle salme e dei sopravvissuti, imprigionati sotto le mura crollate. I ragazzi, circondati dalle foto del paese distrutto e dai primi piani di 48 delle 50 vittime, hanno seguito con attenzione i racconti; e spesso notato le lacrime che alcuni dei nove testimoni hanno trattenuto a forza. «Siamo stati fortunati, noi siamo ancora vivi», hanno detto alla fine i relatori.

E passando dalle elementari alle medie, il 29 e 30 gennaio gli studenti di quest’altro ordine di istruzione hanno affrontato, coi responsabili della biblioteca e gli operatori della cooperativa «Equilibri», un itinerario bibliografico intitolato «Si fa presto a dire pace: la guerra e la pace nei libri per ragazzi» (che verrà ripreso anche il 22 e 26 febbraio). Per il terzo anno consecutivo i ragazzi hanno potuto riflettere su conflitti e sfruttamenti di ieri e di oggi grazie a letture, discussioni e film.

Luca Cortini
Da Bresciaoggi