Moria di pesci a Vobarno
di Ubaldo Vallini

Sta destando allarme la moria di pesci che da qualche tempo interessa il fiume Chiese, visibile soprattutto nella zona di Vobarno con il fiume che č in questi giorni al minimo storico.

Sta destando allarme la moria di pesci che da qualche tempo interessa il fiume Chiese, visibile soprattutto nella zona di Vobarno dove il fiume in questi giorni evidenzia maggiormente il regime di secca “forzata” dovuta alla chiusura del canale di approvvigionamento alla centrale idroelettrica di Carpeneda.

Secondo quanto raccontano a Vobano il fenomeno dei pesci con la pancia all’aria è stato particolarmente intenso soprattutto un paio di settimane fa. Poi era quasi scomparso per tornare ad essere nuovamente evidente in questi ultimi giorni.
Cosa può essere successo?
Del pesce che in quantità rilevante era stato sospinto oltre la griglia della presa d’acqua di Idro avevamo scritto a suo tempo. L’operazione era stata portata a termine nel canale Enel da alcuni pescatori una volta esaurite le operazioni di salvataggio di cavedani e scardole da parte di una ditta di recupero ittico, intervenuta sotto la diretta sorveglianza degli uomini del servizio ittico/venatorio della polizia Provinciale.
In quell’occasione erano stati recuperati più di cento quintali di pesce che erano stati ributtati nel lago.
Molti gli esemplari che, sfuggiti alle reti, avevano scelto di infilarsi nelle condotte forzate dell’Enel, unica via di fuga. Da quella parte erano precipitati fino alle turbine di Carpeneda.

Alcuni di questi pesci se l’erano cavata, altri erano morti, altri ancora erano finiti nelle vasche di carico della centrale.
“I pesci che vengono avvistati in questi giorni a Vobarno sono ancora quelli lì, quasi tutte scardole e alcuni cavedani – affermano gli esperti della polizia Provinciale che ieri sono intervenuti per capire cosa stesse accadendo -. Tant’è vero che li abbiamo individuati solo dalla centrale di Carpeneda in poi, non più di alcune decine di esemplari”.
“In questi giorni sono tornati più evidenti sul fondo del fiume perché il livello dell’acqua è sceso ulteriormente – aggiungono gli esperti che escludono quindi forme d’inquinamento o problematiche di altro genere.

Ad “appesantire” il bilancio dei pesci con la pancia all’aria che continuano a permanere nel Chiese, il fatto che sono di una specie per nulla pregiata dal punto di vista culinario.
Una volta potevano essere recuperati e diventavano alimentazione per altri pesci più pregiati, ma questa “trasformazione” è ora proibita dalla legge.
Unica destinazione concessa, dunque, è l’inceneritore con i costi che ne conseguono.
Forse è questo il motivo principale per cui finiscono col marcire nel fiume.
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