Isidoro, un alpino da cuore generoso
Si è messo alle spalle quasi un secolo Isidoro Codenotti, personaggio molto conosciuto a Gavardo, dove è nato l’1 febbraio del 1912, e dove ha sempre vissuto.

Novantacinque anni sempre in prima fila.
Si è messo alle spalle quasi un secolo Isidoro Codenotti, personaggio molto conosciuto a Gavardo, dove è nato l’1 febbraio del 1912, e dove ha sempre vissuto. Ha attraversato i decenni volendo essere protagonista della propria vita, ben consapevole dei diritti e dei doveri che lo accompagnavano.

Ha toccato con mano tutto il secondo conflitto mondiale, a partire dal 1940, quando fu mandato in Francia e sul fronte greco-albanese, dove rimase fino al ‘41.
Ma il peggio doveva ancora venire, perché nel ’42 arrivò la campagna di Russia, e dopo aver visto la morte in faccia nelle pianure sovietiche, «Doro» non fece nemmeno in tempo a rientrare a casa prima di essere internato nel lager di Honnestein, in Germania, catturato sulla via del ritorno a causa dell’armistizio dell’8 settembre 1943, che aveva trasformato i tedeschi da alleati in pericolosi nemici.

Tornato a Gavardo nel settembre del ’45, «Doro» iniziò a lavorare come falegname e ad allevare i tre figli (Marenza, Eugenio e Luigi) avuti dalla moglie Maria Folli.
Il suo cuore è sempre stato diviso fra tre amori: la famiglia, la musica e gli alpini. Il suo clarinetto è stato l’anima della Fanfara Val Chiese e della banda gavardese Viribus Unitis, mentre le penne nere di Gavardo lo hanno voluto come guida dal ’46 all’87.
Nominato Cavaliere del lavoro nel ’67, medaglia d‘oro come donatore Avis, Isidoro nel 1998 ha anche raccontato in «Diario di un alpino» la sua esperienza al fronte.

Luca Cortini da Bresciaoggi
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