Quale evoluzione entro il 2009
Luci ed ombre nel corso della recente presentazione del Rapporto ISFOL 2006, nel tentativo di rispondere alle legittime aspettative di quanti aspettano di uscire dalla frustrante condizione della precarietà.

Ombre e luci nel corso della recente presentazione del Rapporto ISFOL (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) 2006 nel tentativo di rispondere alle legittime aspettative per il prossimo futuro di quell’esercito di giovani e – ahimè – non più giovani che aspettano di uscire dalla frustrante condizione di precarietà.

Il mercato del lavoro continua a oscillare tra richiesta di flessibilità delle imprese e il tentativo di tutelare le condizioni lavorative con la produzione di norme che ne limitino i danni. Negli ultimi anni, secondo l’Isfol, è comunque cresciuta la precarietà, ma è significativo che – contrariamente alle buone intenzioni – sia contemporaneamente calato il tasso di conversione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, passando nel breve volgere di un anno dal 39% al 25,3%.
Sempre meno quindi la precarietà ha avuto la funzione di pilotare la stabilizzazione del rapporto di lavoro.

Nel 2005 infatti l’occupazione ha toccato in Italia il suo massimo storico, nel quale però si deve registrare un forte incremento dei rapporti di lavoro atipico, sia pur registrando contemporaneamente la crescita quantitativa degli occupati con contratto standard.
Nell’immediato futuro fanno ben sperare alcuni segnali di ripresa economica, le cui avvisaglie si erano fatte sentire già nei primi mesi del 2006.
Ma il tasso di incremento dovrebbe essere prevedibilmente inferiore a quello del quadriennio precedente, visto che su quel periodo ha notevolmente influito la regolarizzazione di circa 700.000 immigrati (su un totale di 880.000 unità) in conseguenza all’applicazione della legge Bossi-Fini.

L’incremento prevedibile di nuovi posti di lavoro da qui al 2009 secondo l’Isfol è di quasi mezzo milione di nuovi occupati i quali però si distribuiranno secondo criteri che prevedono sostanziali novità.
Ci si dovrà in realtà preparare ad un rimpasto nel quale settori, professioni e qualifiche registreranno in alcuni casi trend anche considerevoli di crescita a svantaggio di altri che registreranno una certa contrazione, della quale il mercato dovrà quindi tenere conto.
Il maggior incremento previsto dell’occupazione è atteso ai due estremi della forbice, da un lato quello delle specializzazioni più spinte, delle professioni e dei titolari di lauree e qualifiche manageriali e dall’altro quello degli addetti con bassa o nessuna qualifica.

Al palo resteranno invece, o dovranno accontentarsi di valori con leggero incremento le qualifiche intermedie di tecnici e impiegati.
I più avvantaggiati risulterebbero il settore immobiliare (+11,4%), le professioni legali (+11,3%), quella di fotografo (+10,2%), il settore urbanistico con tutte le specializzazioni di gestione del territorio (+10%), e dall’altro i collaboratori domestici (+10,3%), gli addetti ai settori delle pulizie (+9,4%), i baristi (+8,6%), i contabili in genere (+4,3%) e complessivamente tutto il comparto alimentare.

Assolutamente in contrazione invece il settore agricolo operai e braccianti (-14,2%), l’industria conciaria e il settore tessile (-11,7%) dove diminuiranno i sarti, i cappellai, i tagliatori e i modellisti, in contrazione anche il settore calzaturiero (-11,0%) e quello degli operai agricolo-forestali specializzati in coltivazioni legnose (-10,2%).

Consistente e significativa poi anche la contrazione degli addetti nelle industrie energetiche e nelle forze armate.

Sergio Re
dalla redazione di “Battaglie sociali”, trimestrale delle Acli bresciane.
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