«Si fermeranno le centrali elettriche»
di val.

Sono diciassette, fra centrali e “centraline”, gli impianti idroelettrici gestiti da una decina di autoproduttori che, per far funzionare le loro turbine, utilizzano l’acqua rilasciata dal lago valsabbino.

Sono diciassette, fra centrali e “centraline”, gli impianti idroelettrici gestiti da una decina di autoproduttori che, per far funzionare le loro turbine, utilizzano l’acqua rilasciata dal lago valsabbino. Una produzione complessiva di di quasi 300 milioni di Kwh che inizia con l’impianto Enel di Carpeneda di Vobarno e prosegue con quello della ex Falck che è di proprietà Olifer, poi ce n’è uno Asm alla Corona di Vobarno, c’è l’ex Seleca di Roè, le due ex Grignasco e così via, scendendo fino a Prevalle ed oltre, sfruttando anche navigli e canali di derivazione verso Bedizzole, Calcinato, Lonato, Ponte San Marco. Perché il “sistema” regga è necessario che dall’Eridio escano almeno 10 metri cubi d’acqua al secondo. Con i sette metri decisi ieri cosa succede? “Succede che sugli impianti le ripercussioni saranno serie ed alcuni finiranno col non riuscire a produrre elettricità - ci ha detto ieri Fulvio Marai della Idroelettrica Mcl di Calcinato -. Energia pulita, è il caso di ricordarlo a chi si fa scudo dell’ambiente per portare avanti le sue argomentazioni. C’è solo da sperare che questa situazione duri poco e che le erogazioni possano riprendere nella norma”. Qualche dubbio gli utilizzatori a valle del lago lo esprimono anche sulla possibilità di gestire l’Eridio per tutto l’anno con un metro solo di dislivello (fra i 368 e i 369 metri sul mare, è l’indicazione dei lacustri e della Provincia autonoma di Trento): “E se si mette a piovere parecchio come a volte capita? – affermano -, difficile gestire quella gran massa d’acqua con un metro di dislivello. Dovranno essere almeno tre, altrimenti non ci vuole niente a ritrovarsi con la casa allagata”.
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