«Scàmpoi de vita del sècol pasàt»
Un viaggio a ritroso nei ricordi dell’infanzia, ma anche negli anni febbrili e promettenti del dopoguerra e della ricostruzione. Un omaggio al dialetto e alla sua capacità unica di raccontare la comunità di paese.

Un vero atto d’amore verso Gavardo, suo paese d’origine.
Un viaggio a ritroso nei ricordi dell’infanzia, ma anche negli anni febbrili e promettenti del dopoguerra e della ricostruzione. Ma anche un omaggio al dialetto e alla sua capacità unica di raccontare il mondo di una comunità di paese.

Tutto questo, e molto altro, è il libro «Scàmpoi de vìta del sècol pasàt» di Gabriella Cantoni Bravi presentato recentemente nell’auditorium «Cecilia Zane» della biblioteca comunale, alla presenza del sindaco di Gavardo Gian Battista Tonni e dell’assessore alla Cultura Marco Piccoli.
Entrambi hanno sottolineato la bravura dell’autrice «nel raccontare la realtà del vecchio paese con partecipazione umana e la capacità nell’andare sino in profondità nell’analisi, senza per questo ripiegarsi nel passatismo, nella nostalgia fine a se stessa, aprendosi anzi alle novità che percorrono il paese».

Il libro, con la prefazione di padre Giampiero Baresi, è formato da una serie di «quadri», brevi racconti che raffigurano scene di vita del tempo andato, ma anche vicende personali dell’autrice, personaggi e situazioni della vecchia Gavardo.
Ogni «scàmpol» è scritto in prosa dialettale ma il libro presenta - a fianco - anche la traduzione in italiano.

«I temi ricorrenti - ha sottolineato il giornalista Massimo Tedeschi, presentando il libro - sono quelli dell’acqua così presente nella vita di un paese solcato dal Chiese, il mondo dell’infanzia dell’autrice con i suoi incanti e i suoi traumi, e poi il microcosmo rappresentato da via Mulino con i suoi personaggi, le sue scene di vita comunitarie, il suo vecchio licinsì e le brigate di ragazzi che lo animavano».
Ma ci sono anche pagine di riflessione dell’autrice che indaga su sé stessa e sul tempo che passa, sulla trasformazione del paese e sulla sua apertura agli stranieri; e anche sul «dramma della guerra che nessun monito riesce a scongiurare».

Accanto ai temi «alti», e alle meditazioni autobiografiche, il libro di Gabriella Cantoni Bravi ha il merito di restituire l’incanto delle piccole cose, perché «la felicità l’è de solit, ’na roba picinina… de sercà lé visì».
Anche nel vicolo di un paese, nel volto di un immigrato, nel riflesso del tempo andato.

Paola Pasini
dal Giornale di Brescia