Commosso addio alla 11enne di Vobarno
di Ubaldo Vallini

Il giorno dell’addio a Patrizia ha l’odore di mille persone in chiesa, il sapore umido di duemila occhi e lo sguardo smarrito di chi cerca un faro, nella bruma dell’adolescenza che si avvicina...

Il giorno dell’addio a Patrizia ha l’odore di mille persone in chiesa, il sapore umido di duemila occhi e lo sguardo smarrito di chi cerca un faro, nella bruma dell’adolescenza che si avvicina.
Fuori piove e il traffico smette solo per un attimo: il tempo per la bara e fiori bianchi di girare l’angolo di via Migliavacca e di raggiungere la Parrocchiale. Poi quello necessario al lungo corteo per attraversare ed per infilare Ponte Vecchio.

Ed ecco che il via vai di auto e camion riprende, inesorabile. In mezzo alla piazza il rilevatore mobile di veleni, da qualche giorno a far da inutile testimone.
“Maledetta strada - si è lasciato scappare, ma ben convinto, don Mario Benedini dall’altare -. Chiediamo giustizia per Vobarno, in modo che a tutti noi sia consentito di tornare a vivere”.
“Chiediamolo insieme con-muovendoci – a aggiunto -, muovendoci insieme come abbiamo dimostrato di saper fare in questi giorni”.

Giorni silenziosi e certo non muti, quelli iniziati nel pomeriggio di venerdì scorso, quando un attimo di distrazione e la forza di un camion si sono portati via per sempre Patrizia Pelizzari, undici anni appena, ragazzina gioiosa di prima media.
Trovare le parole è stato difficile per chiunque e sono stati tantissimi coloro che in forma strettamente privata hanno fatto sentire la loro vicinanza ai familiari dell’ennesima vittima della strada, colpiti da questo straordinario lutto. Esaudendo il desiderio manifestato dalla famiglia di non pubblicare foto della piccola, anche noi abbiamo voluto rispettare questo composto dolore.

“Faccio fatica a prendere la parola per rompere questo silenzio - ha detto ancora don Mario, decidendo di donare a quanti si pigiavano in chiesa per ascoltarlo due dei suoi ricordi di prete.

“Due perle che possono sciogliere altre lacrime, oltre quelle che molti di voi stanno versando – ha aggiunto -, ma che possono essere anche due oggetti preziosi da custodire con cura nel cuore”.

Il primo ricordo risale ad alcuni mesi fa, quando Patrizia ha perso nonno Dante. Durante le ore del catechismo, riferendosi a quel lutto, Patrizia scrisse un biglietto che fra l’altro diceva più o meno così: “Mi sono detta piangendo che non avevo più i nonni, poi mi sono detta che non è proprio così, che loro erano ancora i miei nonni anche se erano andati in cielo... ecco cosa mi ha detto il mio cuore”.

L’altro episodio riguarda la settimana che ha preceduto la tragedia: “C’era da stabilire quali fossero le cinque cose veramente importanti nella vita – ha ricordato don Mario -. Ognuno ha fatto il suo elenco poi in un gruppo di dieci avevano il compito di fare sintesi. Ricordo Patrizia con i suoi coetanei che con quella vivacità che la contraddistingueva ha insistito perché al primo posto venisse messa la parola amicizia, convincendo tutti gli altri”.

“Nulla potrà mai cancellare questi ricordi – ha aggiunto -. Chi ha avuto la fortuna di averla conosciuta anche solo per un attimo tenga questi ricordi e i mille altri che la riguardano stretti a sé. Saranno un valido aiuto per andare avanti”.
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