I rivieraschi: «C'è troppa confusione»
di Ubaldo Vallini

Non si fa attendere la risposta dei rivieraschi a quelle che vengono definite parole senza senso da parte delle associazioni di agricoltori: «Trento è uno dei Dominus demaniali del lago, al pari dello Stato»

“Sgombriamo il campo da ogni equivoco: la Provincia Autonoma di Trento è uno dei due dominus demaniali del lago d’Idro, al pari dello Stato. Questo tanto per cominciare e per evitare che si prosegua con il dire che Trento non debba intromettersi nelle vicende dell’Eridio perché esse riguardano esclusivamente quel che accade a valle del bacino”.

Hanno tirato fuori le unghie da tempo e non hanno nessuna voglia di “limare” le loro richieste, in riva all’Eridio.
In merito alla presa di posizione da parte di Cia, Upi e Coldiretti riportata su queste colonne ieri, prende la parola oggi il Coordinamento delle Pro loco lacustri bresciane e trentine che da quasi un anno con l’aiuto dell’avvocato Franco Mellaia (l’avvocato del lago come lo chiamano tutti da queste parti), sta scartabellando in ogni dove per trovare il modo di far valere i diritti dei rivieraschi.

Una ricerca che ha dato i suoi frutti, a quanto pare, visto che la Provincia di Trento, fin ora l’unico fra gli Enti interessati alla vicenda a deliberare, ha dato loro ragione su tutta la linea delle richieste.

“Le associazioni degli agricoltori si sono lasciate andare ad affermazioni inconcepibili che contrastano con le percettive indicazioni normative che arrivano dalla Direttiva 2000/60/CE e dal D.lgs 152/2006 – afferma il portavoce del coordinamento Gianluca Bordiga -. Per fortuna non siamo più nel 1917 ed è di tutta evidenza come il processo di evoluzione in atto nel settore delle acque implichi un profondo ripensamento del quadro globale di riferimento, per altro ben normato dalle più recenti disposizioni di legge, che permetteranno il riconoscimento primo dei valori di cui è portatore il lago come bene demaniale ed ambientale”.

Ma non è tanto la posizione degli agricoltori ad impensierire il Coordinamento, che alza il tiro.
“E’ con profondo rammarico che occorre rilevare come, nell’occuparsi della vicenda, anche la Prefettura di Brescia non abbia ritenuto di dover procedere lungo la via maestra tracciata dalle norme europee e nazionali. Questo dimostra ancora una volta la grande confusione che regna a livello istituzionale sulle questioni del lago d’Idro”.
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