Sigilli sulla vecchia discarica abusiva
di Ubaldo Vallini

Nuova tappa giudiziaria per una vecchia storia di ripiene che in Valle Sabbia riguarda l’area dove è sorto lo svincolo di Sabbio Sud della Variante alla 237 del Caffaro. La novità che tira in ballo la magistratura è arrivata nei giorni scorsi...

Nuova tappa giudiziaria per una vecchia storia di ripiene che in Valle Sabbia riguarda l’area dove è sorto lo svincolo di Sabbio Sud della Variante alla 237 del Caffaro.
La novità che tira in ballo la magistratura è arrivata nei giorni scorsi, con i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Brescia che hanno messo i sigilli a 12 mila metri quadrati di terreno che da ex cava di sabbia era stato destinato ad attività produttive e, presentando un profondo avvallamento, era stato riempito.

Ad attirare l’interesse del Noe e quello degli uomini dell’Arpa (la vicenda risale ad un paio d’anni fa) era stata la natura dei materiali utilizzati per la ripiena: asfalto, calcinacci e piastrelle, scorie di acciaieria, che la legge classifica fra i rifiuti bisognosi di una regolamentare discarica.

Una situazione certo da sanare, ben lontana però dal disastro ecologico. Questo forse è stato il motivo che ha spinto i tutori della legge a non utilizzare fin da subito l’arma del sequestro cautelativo.
Il tira e molla sulle responsabilità in merito a quella che era di fatto una discarica abusiva, e sulla possibilità offerta ai proprietari del terreno di risolvere la questione asportando il materiale, era però andato avanti per mesi, tanto da provocare persino ritardi nella costruzione dello svincolo della superstrada.

Peggio: a quanto pare, dopo che il materiale almeno in parte era stato asportato qualcuno avrebbe provveduto a riempire nuovamente l’avvallamento, con lo stesso tipo di rifiuto. Doveroso, a questo punto, il sequestro.