Il Leone nella Valle
di Sergio Re

Il volumetto raccoglie gli atti del convegno tenuto a Nozza l'11 novembre 2001, alla ricerca di alcuni tra i principali aspetti che hanno caratterizzato il periodo del dominio veneto in Valle Sabbia.

Iconografia, politica ed economia nel dominio veneto in Valle Sabbia

Titolo: Il Leone nella Valle
Autore: Beggiato Ettore, Bonomi Alfredo, Marchesi Giancarlo, Rizzi Alberto, Zalin Giovanni
Editore: Comunità montana di Valle Sabbia
Pagine: 123
Prezzo: S.i.p.

Il libro:
Il volumetto raccoglie gli atti del convegno tenuto a Nozza di Vestone il giorno 11 novembre 2001, alla ricerca di alcuni tra i principali aspetti – artistici, culturali e storici – che hanno caratterizzato il periodo del dominio veneto in Valle Sabbia.
Il leone è naturalmente quello di San Marco, che – si sa – non è difficile rinvenire, e anche in abbondanza, in quelle terre che furono soggette al dominio della Serenissima Repubblica di Venezia.
Non sembra quindi strano che in Valle Sabbia ne sia emerso un esemplare, in modo fortunoso e quasi inopinato, tracciato sulla parete di un antico edificio di Alone, e non sembra strano che a questa scoperta si sia immediatamente collegata una simpatica e ardua storia di recupero.

Ma il Leone più importante è quello – come emerge anche in questi atti – scritto a caratteri indelebili nel cuore storico dei valsabbini che, anche nel momento più drammatico della vicenda di San Marco sul loro territorio, non vollero dimenticare la grandezza di Venezia e la sua generosità.
E scrissero pagine di un eroismo che, incurante della realtà militare, si riallacciava alla tenace memoria collettiva di uno stretto rapporto di collaborazione storicamente esistito tra il territorio valsabbino e la Signora dell’Acqua.

La ricerca – eterogenea come abbastanza consueto nei lavori a più mani – si sviluppa su almeno due fronti, ma si mantiene agevole nella inappuntabilità e nella scorrevolezza del testo, favorita anche dalle ridotte dimensioni del volumetto che non richiede un particolare impegno di lettura.

Da un lato il discorso s’incentra su un aggiornamento del Rizzi allo studio – recentemente edito – dal titolo “I Leoni di San Marco”. Due preziosissimi volumi, già esauriti, che tracciano la storia del simbolo e della sua iconografia (in marmo, in gesso o a fresco) rinvenibile su pareti, colonne e portali di tutto il Mediterraneo, inseguendo le avventure di Venezia nei suoi possedimenti da Terra e da Mar.
Il lavoro del Rizzi è così prezioso che ci aspetteremmo ora a breve una riedizione integrale dell’opera, arricchita da quei “paralipomeni” tracciati in questo agile volumetto bresciano.

Il centro comunque di questo primo studio resta la scoperta di Alone, quel Leone (dai tratti ingenuamente antropomorfi) tracciato da un anonimo artista sulla facciata di un edificio semi abbandonato che ora è stato amorevolmente recuperato e pazientemente riportato alle sue origini.
Anche il fabbricato, recuperato all’uso dopo avventurose destinazioni dell’ultimo secolo, ha svelato notazioni artistiche e storiche di un certo rilievo per la storia Sei e Settecentesca della Valle Sabbia, fino a individuarne la destinazione originale come fabbricato municipale (vicinia o comune) in seno alla comunità valligiana.

Altri contributi s’incaricano invece di fare il punto su traffici e commerci (Zalin Giovanni) e sulla situazione antropica e occupazionale della Valle (Giancarlo Marchesi) allo scadere del XVIII secolo, quando già si profilavano all’orizzonte le scorrerie dei francesi e di Napoleone.

La storia è quella di una comunità valsabbina che oppone una tenace – quanto sfortunata – resistenza, assoggettandosi di malavoglia a digerire l’albero della libertà, simbolo di una “indipendenza” non richiesta, che portava con sé il naufragio della lunga storia di reciproco rispetto veneto/valsabbino dal quale la valle aveva beneficiato di un certo benessere, quel benessere che i tempi duri della storia moderna potevano concedere.

Si fa il punto quindi sulla consistenza numerica degli abitanti, ricorrendo a quella relazione ordinata dal Grimani – capitano e vicepodestà di Brescia – e inviata a Venezia, suscitando gli apprezzamenti del Senato che ne estenderà il modello a tutti i territori.
È quasi naturale a questo punto un raffronto – sia pur sommario – delle rilevazioni fatte effettuare dal Grimani nell’anno 1764, con quelle del Catastico bresciano del Da Lezze, effettuate tra il 1609 e il 1610, ottenendo un interessante raffronto sulla consistenza numerica, anagrafica e occupazionale a cavallo di quell’avvenimento tremendo, ricordato nella storiografia come la peste del Manzoni (1630), dalla quale ancora al tempo del Grimani la valle non si era adeguatamente risollevata.

Si indagano quindi le capacità occupazionali dell’agricoltura e la potenzialità dei lavoratori della lana e del ferro. Entrano quindi in gioco la grande massa dell’allevamento ovino, che sosteneva la produzione laniera in buona parte esportata da Venezia anche oltre mare, così come i movimenti commerciali trasversali, che collegavano la valle alle miniere della Val Trompia per rifornire le fucine valsabbine di materia prima da lavorare.

Uno spaccato insomma della vita locale giusto al culmine di un excursus storico determinante nella vita della futura nazione italiana, ma anche un pregevole lavoro concepito nel piano di in un agile volumetto che ricostruisce i punti salienti di questa storia riferita alla Valle Sabbia.

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