Avanti tutta con la ricostruzione, ma che fatica
di Ubaldo Vallini

Felici no, sarebbe troppo anche solo ipotizzarlo. Ma sono in tanti in Valle Sabbia a dire che, tutto sommato, le cose non stanno andando poi male. Fra questi, con i dovuti distinguo, ci sono anche quasi tutti i sindaci...

Felici no, sarebbe troppo anche solo ipotizzarlo. Ma sono in tanti in Valle Sabbia a dire che, tutto sommato, le cose non stanno andando poi male.
Fra questi, con i dovuti distinguo, ci sono anche quasi tutti i sindaci che a destra e a manca affermano senza problemi che l’emergenza è stata gestita bene.

A due anni dalla scossa che sul filo della mezzanotte del 24 novembre del 2004 aveva sconvolto i cuori e le menti, ma anche i muri, gardesani e valsabbini, insomma, il tempo non è trascorso invano.

“Magari oltre a tecnici e muratori, piastrellisti e falegnami, si sono messi al lavoro anche alcuni avvocati – ci ha detto il primo cittadino di Vobarno Carlo Panzera, con riferimento ai contenziosi che non sono certo mancati -, ma almeno i cantieri sono stati aperti e molti hanno anche già concluso i lavori. Le case sono rinate e le comunità stanno riappropriandosi dei loro centri storici. Non è stato facile per nessuno, ma è stato fatto e col contributo di tutti quanti”.

Le difficoltà che hanno provocato il ricorso al Codice, quello Civile beninteso e certo non solo a Vobarno, sono sorte soprattutto laddove i calcinacci di chi voleva sistemare alla svelta l’abitazione si erano mischiati con quelli di chi invece non aveva nessuna intenzione di intervenire, magari perché quella era la seconda casa, chi glie lo faceva fare.
Poi c’erano i muri in comune, i sopra e i sotto, le divisioni mai chiarite fra fratelli, i suoceri e le cognate... insomma tutto il repertorio delle tradizionalissime beghe fra famiglie o all’interno della famiglia.

Umane debolezze che il boato dalle viscere della terra è riuscito in alcuni casi ad elevare all’ennesima potenza, mentre in altri ha solo provocato alcuni ritardi.
Per fortuna a rincuorare c’è la matematica: erano quasi 200 e ora sono meno di cinquanta, quasi tutti di Pompegnino, i vobarnesi che ancora non sono rientrati in casa loro. Così anche negli altri centri valsabbini.
La ricostruzione procede spedita a Gavardo.
Gli sfollati, quasi tutti però con la casa in via di sistemazione, sono ancora una quindicina a Villanuova, dove i problemi maggiori li hanno subiti le strutture pubbliche: quelle sportive, le scuole, il municipio...
“Escludendo quello che riguarderà il santuario della Madonna della Neve per gli altri edifici abbiamo pronti i progetti di ristrutturazione – ci ha detto a questo proposito il sindaco Comincioli -. Il problema è che le cifre in gioco sono così alte che abbiamo previsto, una volta ricevuti tutti i finanziamenti per la ricostruzione, di rimanere con un debito di circa un milione di euro. Soldi che non abbiamo e che al momento non sappiamo bene come recuperare”.

Erano 130 fuori casa due anni fa e ne sono rimasti una trentina ancora ad attendere a Roè Volciano dove, dopo i problemi iniziali, procede la ricostruzione delle due palazzine di via Sandali che potrebbero essere pronte ad ospitare i legittimi proprietari a giugno: “Per la metà dei progetti di ristrutturazione è arrivato anche il saldo – ci ha detto il sindaco Ronchi – e sono iniziati anche i lavori nella parrocchiale dedidcata a San Pietro che richiedereanno parecchio tempo”.

Risalendo ancora c’è Sabbio Chiese dove di “sfollati” ce ne sono ancora una ventina (erano 160 due anni fa), la metà circa abitanti della piccola frazione di Clibbio, certo la più colpita: “Il terremoto a Sabbio ha lesionato 180 abitazioni – ci ha ricordato ieri il sindaco Bollani -. Dopo due anni di cantieri i risultati si vedono, provate ad andare in piazza a Clibbio per vedere, guardando anche in su verso il versante della montagna che è stato messo in sicurezza”.
“E si continua – ha aggiunto -. Proprio oggi è arrivata la delibera regionale che prevede i finanziamenti per le priorità due e tre”.
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